Vademecum
per le scelte

Veronica Berenice
Editoriale


L’immobilismo è l’unica scelta che si mostri, alla nostra riflessione, scevra di un vero atto di volontà.

Il nostro corpo vive una continua rivoluzione e rigenerazione; malgrado ciò il nostro Io pensante è riluttante al cambiamento. Provate ad osservare gli studenti che scelgono il loro futuro percorso di studi, coloro che si interrogano sul ‘metter su famiglia’, oppure quelli che, dovendo scegliere quale tipo di materasso acquistare, hanno perso ogni lume di razionalità. Le decisioni e le scelte per gli esseri umani sono una faccenda a dir poco ostica.

Come primo esperimento mentale, per entrare nell’ottica, compio solitamente un viaggio di fantasia fino ad una me ottuagenaria, pacificamente seduta in una sedia a dondolo (che sarà virtuale, nel Metaverso al quale pare saremo destinati), quando, con buona pace della loro anima, chi avrò attorno sarà passato a miglior vita. 

E nel figurarmi così mi chiedo: cosa vedrò brillare ai miei occhi del mio passato? Cosa mi porterà un sorriso di soddisfazione?

Il presupposto è che noi esseri umani abbiamo bisogno di sentire di aver vissuto pienamente; e quel vivere a pieno si compie attraverso le scelte fatte, le quali altro non sono che il crocevia della nostra vita. Ogni nostra scelta è nella memoria un momento di radicale importanza, che può aver deviato o confermato l’uno o l’altro percorso. Come molti sanno, l’atto di scegliere è certamente allo stesso tempo quello di escludere, ma quando dico ‘allo stesso tempo’ intendo riferirmi solo a quell’attimo spazio-temporale in cui ci si trova immersi. E seppur sia vero che scegliere A significa logicamente non B, C, o D, è pure chiaro che noi viviamo in una dimensione in cui il tempo scorre in avanti. Quindi non è affatto certo che tra una variabile X di tempo, l’insieme delle nostre scelte non costituisca un humus che preveda il sorgere di altre ignote variabili le quali potrebbero anche comprendere la rinascita di una vecchia fenice o l’apparire di nuove opportunità. L’immobilismo è l’unica scelta che si mostri, alla nostra riflessione, scevra di un vero atto di volontà. Ma di questo non ci occuperemo in queste poche righe, perché siamo figli dell’Occidente invece qui si giunge a toccare temi profondi propri delle discipline filosofiche orientali che meritano ben più di una sagace battuta. 

Tornando sui nostri passi, a chi chieda quale sia la rosa d’opzioni tra cui scegliere è d’uopo dichiarare che si tratta di una domanda alla quale è complesso rispondere, ma non impossibile! Almeno in termini, per così dire, metafisici e poco personalisitici.

Secondo il matematico George R. Price la nostra vita (come il Tutto) è interamente regolata da una legge, che porta il suo nome, e che descrive in che modo la totalità degli individui si suddividerà necessariamente rispetto ad un numero finito di categorie prese in considerazione. Ad esempio: quante persone avranno successo, quante resteranno nella media e quante invece non avranno successo. Sono quantità già definite e quei numeri fissi e stabili non subiscono influssi esterni. Così abbiamo dato un esempio di come vi siano nel reale delle necessità sistemiche alle quali dobbiamo per forza soggiacere; ma questo non deve sconfortarci troppo! É bene ricordare che tra le forze che agiscono sul reale vi è anche il nostro volere. Siamo ‘quasi liberi’, come scrive Pico della Mirandola. In altre parole il libero arbitrio è in grado di spostarci da un punto all’altro (ossia tra i ‘vincenti’ ed i ‘perdenti’) della scala gerarchica di Price, ma cosa noi valutiamo come giusto non deve per forza essere assimilato ai valori correnti; in altre parole non è detto, ad esempio, che a me interessi essere la più famosa direttrice editoriale vivente.

I rapporti matematici sono il campo segnato, il nostro volere è la forza motrice… ed il resto del mondo?

Come molti, anch’io nel ragionare su d’un modello universale per le scelte, credo che il primo passo concreto per iniziare a far muovere le nostre celluline grigie [1]  sia quello di chiedere consiglio. Pur banale che sembri, non banalizziamolo di più: non lo propongo perché creda che qualcuno possa davvero darci un buon consiglio, bensì in quanto ogni ricerca che si definisca tale, parte dall’osservazione! E Filosofia, compagna di gran lunga più talentueux di me, mi ha ormai ben consegnato in mano il modus operandi del pensiero: si parte sempre studiando chi ha già dipanato, a modo suo, quella determinata questione e solo dopo si potrà veder crescere la propria personale idea. 

Il passo è buono ad un unica condizione, che non ci si faccia travolgere dal fervore altrui; gli altri infatti, per non voler nemmeno pensare di aver sbagliato scelta (specie se di quel genere che radicalizza la vita), la difenderanno ad oltranza prodigandosi nell’opera di proselitismo.

Dunque gli altri possono essere buoni suggeritori di prospettive ma non locomotive a cui agganciarci. Essi giocano il ruolo di avversario, dal quale studiare le mosse oppure imparare strategie ma da cui difendere confini ed identità. Nell’atto di scegliere essi mettono in gioco anche il potere di attribuirci delle etichette, degli assiomi che hanno però la facoltà di cambiare. Questo avviene perché anche gli altri sono soggetti al tempo ed alle mode così come al nostro influsso su di loro (o come piace dire alla vostra direttrice, alla manipolazione); quindi lo sguardo che ha il resto del mondo su di noi cambia e lo fa perché noi tutti siamo poliedrici ed in evoluzione. Ed il rischio che un assioma ti si appiccichi indefinitamente è davvero un rischio solo nel caso in cui tu preferisca l’immobilità al movimento, e come abbiamo già detto su ciò non siamo ancora pronti a rifletterci.

Ci dirigiamo all’epilogo di questo vademecum, e qui vorrei riportare un motto che trovo d’ispirazione ed è: da oriente ad occidente, da occidente a oriente. Il segreto di questo motto è che anch’esso è inserito nello spazio-tempo in cui abitiamo. Non avrebbe alcun senso mortificarsi del piccolo in cui possiamo compiere il nostro moto dall’interno (oriente) all’esterno (occidente) e viceversa, perché è sempre dal presente che ci muoviamo verso il futuro, qualunque esso sia, ed in quel presente siamo chiamati ad agire; che tu sia un netturbino o un politico influente.

La scelta giusta si manifesterà ‘da sola’ in quello che potremmo chiamare ‘processo decisionale’, il quale ha molto a che vedere con le sopracitate macro-variabili universali. In secondo luogo è chiaro che il posto in cui sei nato e vivi, il periodo storico, gli equilibri politici, le pandemie, la salute individuale ed il contesto familiare d’origine e quello che da adulti possiamo creare,… influiscono a modo loro.

Per concludere giunge l’esplicazione del mio non richiesto suggerimento: una volta fatto il volo sul generale, si dovrà scendere al particolare e fare finalmente tangibile ed onesta la lista dei pro e dei contro, una lista che sia comprensiva di tutti quei fattori che per noi e solamente per noi sono influenti. Così, a mio vedere, il processo decisionale troverà la sua identità intellettuale ed umana. 

Buona fortuna a tutti coloro i quali in questo momento stanno compiendo grandi o piccole scelte; che la serietà di un bambino che gioca sia il vostro vessillo.

[1]  Frase celebre del protagonista della serie Poirot (Agatha Christie’s Poirot) è una serie televisiva britannica incentrata sull’omonimo personaggio, Hercule Poirot, ideato da Agatha Christie.

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