Sotto a
uno e sopra
a diecimila

Marco Montagnin
Letteratura

Tra il XIX e il XX secolo la Cina fu sconvolta da una serie di guerre interne ed esterne, il grande impero cinese si stava sgretolando e le potenze straniere lottavano per controllarlo.

Durante questi tumulti, nacque, nel 1881, Zhou Shuren poi conosciuto con il nome di Lu Xun, il padre della letteratura cinese moderna.

La sua famiglia era benestante, venne avviato agli studi classici ma due sventurati eventi ne impedirono il proseguimento: la prigionia del nonno e la malattia del padre.

Il padre morì, la famiglia cadde in disgrazia ed il giovane Lu Xun venne proiettato nel mondo adulto, essendo il maschio di maggiore età.

 

Proseguì gli studi in diverse scuole nazionali d’indirizzo tecnico, vinse una borsa di studio per l’estero. Andò in Giappone.

Inizialmente scelse medicina, successivamente si accorse che da medico non sarebbe riuscito a salvare il suo popolo dal torpore: aveva bisogno di uno strumento più forte e scelse la letteratura.

In vita si avvicinò al pensiero comunista senza mai aderire ad esso ma furono proprio i comunisti a farlo conoscere a renderlo famoso in tutta la nazione.

L’influenza dello scrittore, morto nel 1936, raggiunse il suo apice proprio durante la Rivoluzione culturale, quando era secondo soltanto a Mao Zedong, sotto a uno e sopra a diecimila[1]

Il popolo si nutrì di Lu Xun, non rimase niente di lui se non un nome vuoto che riecheggiava di bocca in bocca: uomini, donne e bambini non lo risparmiarono.

Mao fu un grande estimatore di Lu Xun tanto da appellarlo “signore” in via del tutto eccezionale – infatti il termine era stato bandito perché differenziava le classi sociali.

Lo scrittore, che per tutta la sua vita aveva lottato per liberare il suo popolo dall’oppressione imperiale, si ritrovò ad essere uno dei simboli di una differente oppressione; quelle parole che indicavano la verità vennero utilizzate per accusare l’antico regime e giustificare il nuovo.

Ho appena capito di aver vissuto per tutti questi anni in un posto dove mangiano carne umana da quattromila anni[2]

“Lu Xun” diventò un termine politico: i cinesi lo citavano in continuazione; il suo nome seguito da “dice che” dava verità al discorso. Il popolo si nutrì di Lu Xun, non rimase niente di lui se non un nome vuoto che riecheggiava di bocca in bocca: uomini, donne e bambini non lo risparmiarono. Nemmeno i bambini a lui così cari.  

Ma, forse, ci sono ancora bambini che non hanno mangiato carne umana.

Salvate i bambini…[3]

Così si conclude Diario di un pazzo, un racconto breve che svela come i valori della società del suo tempo divorano l’individualità delle persone, racconto più che attuale durante la Rivoluzione culturale eppure non venne mai bandito.

Egli fu il primo scrittore vernacolare cinese, fu l’unico scrittore cinese ammesso dal regime durante la Rivoluzione culturale, Mao lo amava; i suoi scritti vennero preservati da un regime che Lu Xun avrebbe aborrito con tutto se stesso, un regime che annullava nuovamente l’identità individuale, un regime che, prima che prendesse il potere, fu simpatizzato dall’autore.

無題

血淚中原肥勁草,

寒凝大地發春華。

英雄多故諜夫病,

源灑崇陵噪摹鴉。

-九三二年[4]

Con il fallimento della Rivoluzione culturale lo scrittore ricadde nel fango: molti lo criticarono e molti lo dimenticarono, ma non tutti. I suoi racconti – così incisivi – sopravvissero ad ogni cambiamento.

Le parole di Lu Xun ancora oggi, in un’epoca in cui l’identità di massa ha preso il sopravvento rispetto all’individuale, riecheggiano in noi.

Questa notte la luna splende luminosa. Erano più di trent’anni che non la vedevo, perciò quando oggi l’ho vista mi sono sentito insolitamente su di morale. Comincio a capire che negli ultimi trenta e più anni ho vissuto nel buio. Ora però devo stare molto attento. Altrimenti perché il cane di casa Chao mi avrebbe guardato due volte oggi?

Ho i miei buoni motivi per avere paura.[5]

[1] Yu Hua, La Cina in dieci parole, Feltrinelli, Bergamo 2015, p. 104

[2] Lu Xun, Diario di un pazzo, Demetra, Bussolengo 1994, p. 26

[3] Ibid.

[4] Annaffiate di sangue nella Cina crescono folte le erbe, / la grande terra gelata produce fiori di primavera. / Prodezze di potenti viltà di oppositori, / lacrime scorrono sopra i sepolcri, gracchiano corvi al tramonto.

Lu Xun, Poesie, La Vita Felice, Milano 2016, p. 64

[5] Lu Xun, Diario di un pazzo, Demetra, Bussolengo 1994, p. 12