Possa sorgere un fiore rosso, rosa di rame, ed una scritta con il tuo nome.
Oh eroi d’un passato lontano – dimentichi – sorgete attraverso le mie parole, voi uomini caduti in battaglia senza più un nome, troncato fu il vostro filo, non furono le parche ma uomini come voi, deboli uomini che, muti avanzavano con le armi in mano per uccidere il loro fratello, il figlio non ancora nato.
Quale destino crudele, oh uomo, t’aspetta: homo homini lupus, così è stato scritto.
Prendi il tuo fucile, oh soldato, avanza a passo cadenzato, muoviti come ogni altro ma getta nel fango l’arma, rigetta il tuo credo, tradisci la tua patria, muori per un futuro, condanna il sangue versato, rosso come il tuo, rosso come quello di tutti.
Oh triste soldato, crivellato da colpi amici, non sarai dimenticato, lì, dove l’arma gettasti, possa sorgere un fiore rosso, rosa di rame, ed una scritta con il tuo nome.
A te e a te soltanto spetta il compito di ribellarti agli ordini crudeli per fermare il vile massacro.
Fermatevi, soldati, fermatevi ovunque voi siate, chiunque voi siate e gettate le armi, opponetevi con i vostri corpi, già freddi, prima che il vostro ultimo respiro si condensi, prima che i vostri corpi si riposino per sempre, fermatevi lì, dove si trova una rosa ed un nome, prendete un petalo sanguigno e portatelo al vostro amore.
Non parlate di pace, non parlate di guerra, tornate nelle vostre case dove vi aspettano, tornate con gli occhi rossi ed il cappello in mano nelle case dei vostri fratelli, non portate sussurri di morte, non sporcatevi le mani.
Non parlate di guerra, non parlate di pace, fermatevi ed ascoltate la terra, non un suono, nessun rumore, solo rose rosse in un mare di nomi.
EPITAFFIO PER IL MILITE IGNOTO
Gli chiedeste di morire per salvare il vostro mondo: se
Costui potesse ora vedervi, chiederebbe perché?
Wystan Hugh Auden
IN TEMPO DI GUERRA
XXI
La vita umana non è mai compiuta;
Le chiacchiere e l’audacia andranno avanti:
Ma come l’artista sente l’energia esaurita,
Costoro calcano la terra e si sanno sconfitti.
C’è chi non regge i giovani né li doma, e deplora
I miti infranti che un tempo rabbonirono le nazioni,
C’è chi ha perso un mondo mai capito,
Chi ha visto troppo bene a che sia nato l’uomo.
La perdita è la loro moglie-ombra, l’Angoscia
Li accoglie come un grand hotel; ma dove
Si dà rimpianto, sia; la loro vita è udire
Il richiamo delle città proibite,
Vedere lo straniero che li guarda lieto
E la Libertà ostile in ogni albero e casa.
Wystan Hugh Auden
IL FARDELLO DEL BIANCO
Addossatevi il fardello del Bianco –
Mandate i migliori della vostra razza –
Andate, costringete i vostri figli all’esilio
Per servire ai bisogni dei sottoposti;
Per custodire in pesante assetto
Gente irrequieta e sfrenata –
Popoli truci, da poco soggetti,
Mezzo demoni e mezzo bambini.
Addossatevi il fardello del Bianco –
Resistere con pazienza,
Celare la minaccia del terrore
E frenare l’esibizione dell’orgoglio;
In parole semplici e chiare,
Cento volte rese evidenti,
Per cercare il vantaggio altrui,
E produrre l’altrui guadagno.
Addossatevi il fardello del Bianco –
Le barbare guerre della pace –
Riempite la bocca della Carestia
E fate cessare la malattia;
E quando piú la mèta è vicina,
Il fine per altri perseguito,
Osservate l’Ignavia e la Follia pagana
Ridurre al nulla tutta la vostra speranza.
Addossatevi il fardello del Bianco –
Non sgargiante governo di re,
Ma fatica di servo e di spazzino –
La storia delle cose comuni.
I porti in cui non entrerete,
Le strade che non calpesterete,
Andate, costruitele coi vostri vivi,
E segnatele coi vostri morti!
Addossatevi il fardello del Bianco –
E cogliete la sua antica ricompensa:
Le accuse di chi fate progredire,
L’odio di chi tutelate –
Il grido delle masse che attirate
(Ah, lentamente!) verso la luce:
«Perché ci avete tolto dalla schiavitú,
La nostra amata notte egiziana?».
Addossatevi il fardello del Bianco –
Non osate piegarvi a un compito inferiore –
E non vociferate troppo di Libertà
Per mascherare la vostra stanchezza;
Da tutto ciò che gridate o mormorate,
Da tutto ciò che fate o tralasciate,
I popoli truci e silenziosi
Peseranno voi e i vostri Dèi.
Addossatevi il fardello del Bianco –
Basta coi giorni dell’infanzia –
L’alloro offerto con leggerezza,
La lode facile e non lesinata.
Mette ora alla prova la vostra maturità
Per gli anni ingrati che attendono,
Reso cauto da una dura esperienza,
Il giudizio dei vostri pari!
Joseph Rudyard Kipling
Quando la guerra comincia
forse i vostri fratelli si trasformeranno
e i loro volti saranno irriconoscibili.
Ma voi dovete rimanere eguali.
Andranno in guerra, non
come ad un massacro, ma
ad un serio lavoro. Tutto
avranno dimenticato.
Ma voi nulla dovete dimenticare.
Vi verseranno grappa nella gola
come a tutti gli altri,
Ma voi dovete rimanere lucidi.
Eugen Berthold Friedrich Brecht
A Walter Benjamin, che si tolse la vita
mentre fuggiva davanti a Hitler
Stancare l’avversario, la tattica che ti piaceva
quando sedevi al tavolo degli scacchi, all’ombra del pero.
Il nemico che ti cacciava via dai tuoi libri
non si lascia stancare da gente come noi.
Eugen Berthold Friedrich Brecht
LA CARICA DELLA BRIGATA LEGGERA
I
Mezza lega, mezza lega
avanti, una mezza lega,
nella valle della Morte
cavalcarono tutti i seicento.
” Avanti la Brigata Leggera!
Avanti contro quei cannoni! ” disse.
Nella valle della Morte
cavalcarono i seicento.
II
” Avanti la Brigata Leggera! “
C’era qualcuno sgomento?
No, anche se i soldati sapevano
che qualcuno aveva sbagliato.
Loro non fecero domande,
loro non si chiesero perchè,
loro non fecero altro che farlo e morire.
Nella valle della Morte
cavalcarono i seicento.
III
Cannoni alla loro destra,
cannoni alla loro sinistra,
cannoni davanti a loro
sparavano e tuonavano;
tempestati da palle e proiettili,
cavalcarono coraggiosamente dritti
nelle mandibole della Morte,
nella bocca dell’Inferno
cavalcarono i seicento.
IV
Lampeggiarono le sciabole sguainate,
brillarono roteando in aria,
sciabolando i cannonieri,
caricando un esercito, mentre
il mondo era stupito.
Immersi nel fumo della batteria
irruppero attraverso la linea;
russi e cosacchi
vacillanti per i colpi
cedettero e fuggirono.
Poi tornarono, ma no,
non i seicento.
V
Cannoni alla loro destra,
cannoni alla loro sinistra,
cannoni dietro di loro
sparavano e tuonavano;
tempestati da palle e proiettili,
mentre cavalli ed eroi cadevano,
loro che si erano battuti così bene
vennero nelle mandibole della Morte,
di ritorno dalla bocca dell’Inferno,
tutto quello che rimaneva di loro,
che rimaneva dei seicento.
VI
Quando può svanire la loro gloria?
Oh, la folle carica che fecero!
Tutto il mondo stupì.
Onore alla carica che fecero!
Onore alla Brigata Leggera,
ai nobili seicento!
Alfred Tennyson
O ferito laggiù nel valloncello,
tanto invocasti
se tre compagni interi
cadder per te che quasi più non eri.
Tra melma e sangue
tronco senza gambe
e il tuo lamento ancora,
pietà di noi rimasti
a rantolarci e non ha fine l’ora,
affretta l’agonia,
tu puoi finire,
e nel conforto ti sia
nella demenza che non sa impazzire,
mentre sosta il momento
il sonno sul cervello,
lasciaci in silenzio
grazie, fratello.
Clemente Luigi Antonio Rèbora
Sei ancora quello della pietra e della fionda,
uomo del mio tempo. Eri nella carlinga,
con le ali maligne, le meridiane di morte,
t’ho visto – dentro il carro di fuoco, alle forche,
alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu,
con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio,
senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora,
come sempre, come uccisero i padri, come uccisero
gli animali che ti videro per la prima volta.
E questo sangue odora come nel giorno
quando il fratello disse all’altro fratello:
«Andiamo ai campi». E quell’eco fredda, tenace,
è giunta fino a te, dentro la tua giornata.
Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue
Salite dalla terra, dimenticate i padri:
le loro tombe affondano nella cenere,
gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore.
Salvatore Quasimodo