Haber, oltre ad aver salvato miliardi di persone, fu contemporaneamente responsabile anche della morte di altri milioni. Fritz Haber è, in effetti, il padre delle armi chimiche.
Clara Immerwahr fu tra le primissime donne a ottenere un dottorato in chimica. Oltre all’amore per la scienza, durante il corso della sua vita mantenne posizioni pacifiste e femministe. Il 2 maggio del 1915 si sparò un colpo di pistola nel petto, morendo nel giardino di casa mentre il figlio adolescente tentava di soccorrerla. Non si è certi del perché di quel gesto, ma l’ipotesi più accreditata è che non riuscisse a tollerare ciò che il marito, anche lui scienziato, aveva inventato. In effetti, già in passato Immerwahr si era espressa sul lavoro di ricerca del marito, giudicandolo «una perversione degli ideali scientifici» e «un segno di barbarie».
Eppure si stima che il marito, il premio Nobel per la chimica Fritz Haber, grazie alle sue scoperte, abbia salvato dalla morte per fame più di tre miliardi di persone [1]. Ripeto: più di tre miliardi di persone – oggigiorno la popolazione mondiale è di otto miliardi.
Allora quali ragioni aveva la moglie per indicare la ricerca di Haber come corrotta e barbarica, al punto che si ipotizza aver scelto il suicidio piuttosto che rimanere al suo fianco? E, ben inteso, non era la sola: quando Haber ottenne il premio Nobel nel 1918, ci fu molto sconcerto. Si racconta, ad esempio, che il grande fisico Ernest Rutherford si rifiutò di stringergli la mano [2].
La risposta è che Haber, oltre ad aver salvato miliardi di persone, fu contemporaneamente responsabile anche della morte di altri milioni. Fritz Haber è, in effetti, il padre delle armi chimiche.
Per comprendere la complessa figura di Haber, e le sue scoperte, dobbiamo parlare di azoto. E il nostro viaggio non inizia nel posto più piacevole che ci possa venire in mente: partiamo da una montagna di guano. Prima dell’invenzione di Haber, infatti, uno dei concimi naturali più ricchi di azoto e comunemente usati in agricoltura era il guano di uccello. Grazie ad esso l’agricoltura aveva potuto svilupparsi, sostenendo la richiesta alimentare mondiale. Il guano era così importante da trovarsi al centro di guerra tra Chile, Perù e Spagna per il controllo strategico di alcune isole a largo della costa peruviana, ricche di montagne di questo prezioso prodotto. Victor Hugo dedicò al tema un capitolo de I miserabili, incentrato sulle fogne parigine, sostenendo che fosse una vergogna che le deiezioni umane venissero perse in mare, mentre il guano d’uccello veniva trasportato in giro per il mondo.
Ma che c’entra l’azoto con il guano? L’azoto è un elemento fondamentale per la vita in quanto compone proteine e altre strutture complesse tipiche dei composti biologici. È il quarto elemento più comune nel nostro corpo, subito dopo l’idrogeno, l’ossigeno e il carbonio. E così com’è fondamentale per noi, lo è anche per gli altri animali e il regno vegetale. L’assunzione di azoto per l’uomo avviene attraverso la digestione delle piante, le quali, a loro volta, lo assorbono dal suolo. Semplificando un po’, possiamo dire che occorre fertilizzare il terreno con l’azoto, così da far crescere più piante attraverso le quali possiamo crescere anche noi.
Ma l’azoto è raro? Niente affatto: si trova nell’aria, ovunque attorno a noi. Il problema è che in questo caso l’azoto è presente solo in una molecola composta da due atomi di azoto legati assieme (N2), e né noi, né le piante, siamo in grado di assorbirla. È a questo che occorre il guano: esso è ricco di molecole contenenti azoto, ma in una forma tale da poter essere assorbita facilmente dalle piante.
Haber era a conoscenza di questo processo e il suo sforzo scientifico era incentrato sul rendere l’azoto dell’aria utilizzabile. Prima di lui diversi altri scienziati avevano tentato, fallendo. La molecola N2 presente nell’aria, infatti, è estremamente “dura”, ossia difficile da spezzare a causa del forte legame che si instaura tra gli atomi che la compongono. Eppure Haber riuscì a scinderla, comprendendo che tale rottura poteva avvenire ad alte temperature, alta pressione e sfruttando un catalizzatore (un elemento che non partecipa direttamente alla reazione chimica, ma che ne permette lo svolgimento). Così egli fu in grado di generare la seguente reazione, spezzando una molecola di due atomi di azoto in modo tale che ogni atomo di azoto si leghi a tre atomi di idrogeno: N2 + 3H2 ⇌ 2NH3.
Le molecole di NH3 (ammoniaca) potevano essere facilmente condensate e utilizzate all’interno dei fertilizzanti. Fu una rivoluzione per l’agricoltura. Haber divenne lo scienziato che aveva estratto «pane dall’aria». Con questa scoperta, si risolse una delle grandi sfide dell’epoca; un’epoca in cui molti prevedevano l’avvicinarsi del collasso mondiale provocato dalla crescita demografica e dalla impossibilità di sfamare tutti.
Ma, come abbiamo anticipato, Haber non fu solo questo. Haber sentiva nei confronti del suo paese, la Germania, un patriottismo che oggi potremmo definire degenerato. Sul tema, sono sue le parole «durante i tempi di pace uno scienziato appartiene al mondo, ma durante i tempi di guerra egli appartiene al suo paese». Partecipò alla prima guerra mondiale con entusiasmo, firmando anche il Manifesto dei Novantatré – un documento nel quale alcuni accademici tedeschi esprimevano solidarietà e supporto al loro paese, e si impegnavano nell’aiuto militare allo scoppio della guerra.
Per aiutare il suo paese, dapprima Haber si occupò dell’invenzione di un esplosivo, invertendo la formula di rottura delle molecole di azoto nell’aria. Abbiamo visto, infatti, che è difficile rompere tale molecola; “difficile” scientificamente significa che occorre molta energia per realizzare questa rottura. Questo implica che, quando invece gli atomi di azoto si uniscono per formare la molecola N2, una grande quantità di energia viene liberata. Una bomba non è altro che questo: un oggetto che, in un arco brevissimo di tempo, libera una enorme quantità di energia, spesso devastante.
Successivamente si concentrò sullo sviluppo e l’uso di gas tossici, convincendo lo stato maggiore ad utilizzarli militarmente, nonostante fossero vietati dalla convenzione dell’Aja. Fu messo a capo di una unità specializzata nella ricerca e nello sviluppo di vari gas, come quelli al cloro. La forza di tali armi consiste nel peso degli atomi che lo compongono: essendo più pesante dell’aria, il gas resta basso sul terreno, infilandosi nelle trincee e uccidendo così i soldati riparati dai proiettili. Haber supervisionò in prima persona gli attacchi militari che impiegavano queste sostanze. Persino il giorno successivo al suicidio della moglie egli si diresse sul fronte orientale, dove si preparava un attacco contro i russi.
Alla fine della guerra, i morti a causa del gas furono centinaia di migliaia. Haber fu promosso di grado per i meriti della sua ricerca e delle sue applicazioni sul campo di battaglia. Anche a guerra conclusa, in ogni caso, il suo lavoro proseguì, partecipando allo sviluppo di armi chimiche da parte della Germania. Nel 1920 sviluppò un insetticida basato sull’acido cianidrico: lo Zyklon.
Eppure il patriottismo di Haber era destinato a non essere contraccambiato ancora per molto. Per quanto convertito al protestantesimo, infatti, lo scienziato tedesco era di famiglia ebraica. Nonostante i servizi resi e il granitico amore per il suo paese, nel giro di qualche anno Haber si scoprì inviso ai nazisti. Nel 1933 non gli fu permesso di entrare nel suo istituto: «l’ebreo Haber non è ammesso qui» [3]. Nemmeno l’aiuto del grande fisico Max Planck gli fu di aiuto. Planck, amico di Haber, si recò personalmente da Hitler, allo scopo di mettere una buona parola per il collega, così da salvargli la carriera. Il führer non volle sentire ragioni: per lui un ebreo era pur sempre un ebreo ed egli doveva agire contro ognuno di essi allo stesso modo [4]. Haber fu costretto a lasciare il suo paese, in condizioni di salute via via più precarie. Morì in Svizzera nel 1934, per insufficienza cardiaca, in una stanza d’Hotel.
Il suo insetticida Zyklon sarebbe stato poi usato durante la Seconda Guerra Mondiale nelle camere a gas dei campi di concentramento.
Illustration by Valentina Cima.