Rose Montmasson

una lei tra i Mille

Gisella Lombardi
Letteratura

Partecipava alle riunioni politiche che Francesco teneva nel suo appartamento; all’inizio ricamava in un angolo poi prese a discutere con gli altri. E man mano si andava formando in lei una fede politica, basata sulla libertà e sull’uguaglianza

 

Settembre ormai è qua. C’è chi ritorna al lavoro e chi sui banchi di scuola. Mentre il caldo lentamente scema, si ritorna svogliati alla routine di tutti i giorni. Ma prima di farci inghiottire dal solito tran tran, torniamo un attimo con la mente in Sicilia, ambita meta di vacanze. Un’isola che stuzzica la fantasia, piena di bellezze culturali e naturali, dalle spiagge al vulcano. E mentre ci culliamo nel ricordo di un lettino e di spiagge candide, facciamoun tuffo nel passato, precisamente di 161 anni e 4 mesi, non per andare in vacanza ma per un avventura.

     È maggio, il caldo sicuramente ancora non c’è, ma gli alberi sono in fiore. E pronti a partire per la Sicilia vi sono 1089 proverbiali uomini. Li guida Garibaldi. Nella notte tra il 5 e il 6 maggio salperanno da Quarto, alla chetichella, e passeranno alla storia per aver dato una svolta al processo d’unificazione dell’Italia. È una storia che abbiamo sentito centinaia di volte. Eppure vi è una parte che non viene raccontata perché non è ricordata. Se si andasse a sfogliare l’album dei Mille di Alessandro Pavia si farebbe una scoperta al n. 338. La persona raffigurata in quella foto è una donna, l’unica donna ad essersi imbarcata quella notte a Quarto. Rosalia o Rose Montmasson.

Rosalia nasce a Saint-Jorioz, quarta di cinque figli in una famiglia di contadini. Forte del suo saper scrivere, far di conto, stirare e ricamare decide di partire in cerca della propria fortuna. È con pochi averi ed un documento che le dà la possibilità di sposarsi senza l’autorizzazione del padre che si reca a Torino, dove trova lavoro come lavandaia e stiratrice. Ed è a Torino che conoscerà Francesco Crispi. Se su Rosalia sappiamo abbastanza poco e dobbiamo andare a scavare nella storia per immaginarcela, la pagina di Wikipedia di Francesco è assai lunga. Siciliano, fu uno degli organizzatori sia della Rivoluzione siciliana del 1848 che della spedizione dei Mille, fu anche Presidente del Consiglio quattro volte. E fu anche la persona che introdusse Rosalia alla politica. All’epoca lui era un esule dall’animo ribelle e lei una giovane donna indipendente. Si innamorarono e andarono ben presto a convivere. Francesco non trovava lavoro e quindi Rosalia manteneva entrambi, mentre iniziava ad interessarsi a quest’idea di Italia descritta da Mazzini: unita e repubblicana. Partecipava alle riunioni politiche che Francesco teneva nel suo appartamento; all’inizio ricamava in un angolo poi prese a discutere con gli altri. E man mano si andava formando in lei una fede politica, basata sulla libertà e sull’uguaglianza. 

In seguito alla cospirazione mazziniana a Torino Francesco Crispi viene prima arrestato e poi costretto a lasciare il Paese per Malta. Lei lo segue. Sempre piena di risorse, anche a Malta è lei a mantenere la coppia. Quando Francesco viene nuovamente espulso, lei pretende di sposarlo, nonostante le reticenze di lui, anticlericale e con un passato non proprio limpido in materia di relazioni. I tempi sono stretti ma riesce ad organizzare tutte le carte ed il 27 dicembre, pochi giorni prima che Francesco debba lasciare l’isola, i due si sposano. Si trasferiscono a Parigi ed è forse qui che Rosalia inizia ed essere coinvolta sempre più nell’attività politica e cospiratrice. Sicuramente partecipa attivamente quando entrambi raggiungono Mazzini a Londra. Rosalia lavora come stiratrice e le consegne a domicilio le offrono la copertura perfetta per recapitare messaggi in tutta la città. Non solo, svolge missioni per Mazzini in tutta Europa, trasportando messaggi e forse armi, evitando gli agguati della polizia, cambiando nome ed identità. La lotta per l’Italia unita non è più solo dell’uomo che ama ma è anche sua. 

È con Garibaldi il giorno in cui annuncia la partenza per la Sicilia. Francesco non vuole che lei parta, ma lei in un’udienza privata con Garibaldi lo convince a lasciarla salpare. D’altronde quella spedizione l’ha organizzata anche lei. Rosalia non indossa solo la camicia rossa, ma si distingue. Quando non imbraccia il fucile si dedica alla cura dei feriti. Durante la battaglia di Calatafimi, incurante del pericolo, si spinge fin sotto il fuoco nemico per recuperare i soldati colpiti. Giacomo Oddo, suo compagno, la ricorda come una fiera savoiarda, disinteressata e piena di coraggio, dall’animo di fuoco, dalla parola pronta e dall’animo schietto, nata alla libertà e all’indipendenza. Francesco Crispi ricopre per Garibaldi, in una Palermo insorta, il ruolo di ministro delle finanze e dell’interno. Mentre si appresta a scrivere il decreto per la distribuzione delle terre, approva anche le sanguinose repressioni a Bronte. Ed è forse in questo momento che gli interessi politici di Francesco e Rosalia iniziano a divergere. Rosalia rimarrà per tutta la vita una convinta repubblicana, che non vede differenze di classe né di genere, e continua a lavorare per un mondo migliore. Mazzini parlando di lei dirà che «non è dei moderati» mentre nel contempo le attribuirà una certa ingenuità politica. Meno “ingenuo” è sicuramente Francesco Crispi che diventa un politico monarchico ed elitario, spesso coinvolto in scandali. Come lo scandalo quello che avvolge la fine del loro matrimonio. 

Dopo la spedizione in Sicilia Rosalia segue Francesco prima a Torino e poi a Firenze in quanto sua moglie; è incaricata di mantenere i rapporti con i gli alleati politici repubblicani, mentre il marito se ne allontana sempre più. Le divergenze politiche tra i due coniugi si fanno sempre più forti, aggravate dai tradimenti di lui che risultano in generano due figli illegittimi. Nonostante tutto Rosalia non ha intenzione di abbandonare il tetto coniugale. Almeno fino a che Francesco non si invaghisce di Lina Barbagallo, nobile leccese, al punto da organizzare un matrimonio privato. Rosalia viene messa alla porta, il giorno del 21esimo anniversario di matrimonio, con la promessa di una piccola pensione e il divieto di continuare ad usare il nome Crispi. Quest’evento non passò inosservato e i giornali titolarono «Il ministro degli Interni bigamo!». Fu aperto un processo per bigamia che Francesco Crispi si aggiudicò vinse, forte del suo potere politico, facendo sparire alcuni documenti inerenti al matrimonio con Rose e facendolo quindi dichiarare dal giudice, suo amico, nullo.

Di fronte ad una tale umiliazione, al relitto di 21 anni di matrimonio e tanti prima di precedente convivenza anni in cui avevano condiviso la povertà, le difficoltà, ma anche la speranza in un mondo migliore , si rimane quasi increduli a scoprire che Rose non tentò di querelarlo ma si limitò a testimoniare. Una donna così combattiva affrontò questo martirio in silenzio, conscia che il marito era un avvocato potente e a nulla sarebbe servito dare battaglia in sede legale. E dov’erano tutti i suoi amici, i suoi compagni, Garibaldi stesso, se non silenti e complici dalla parte del suo ex marito? Timorosi che un simile scandalo avrebbe fatto crollare la sinistra? Persino la regina Margherita si dovette piegare e ricevere la nuova moglie. E così Rosalia Montmasson scompare, non solo dalla vita pubblica ma dalla storia. Cancellata dall’uomo che ha amato per una vita, che la fa togliere da tutti gli scritti che riguardano la sua vita. Quando è costretto a nominarla minimizza la loro storia, derubricandola ad una passione giovanile. Una donna così non si conviene alla sua immagine politica. 

Non si sa molto degli ultimi anni di Rose Montmasson, probabilmente continuò ad impegnarsi nelle sue lotte politiche, affrontando le difficoltà come ha sempre fatto a testa alta. Muore il 10 novembre del 1904 e chiederà di venir seppellita con la camicia rossa, la medaglia dei Mille e la croce di diamanti regalatale dai suoi compagni di spedizione. Coerente fino alla fine. E a noi rimangono il suo ricordo e il suo esempio, strappati all’oblio storico che rendono questa storia d’Italia un poco più nostra. E a noi rimangono il suo ricordo e il suo esempio. strappati all’oblio storico che rendono questa storia d’Italia un poco più nostra.

[1] Attanasio, Maria “La ragazza di Marsiglia”, Sellerio editore Palermo 2018

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