… è forse utile un piccolo codicillo, un’appendice sussurrata dalla Direttrice.
Un anno di noi è già passato, in barba ai detrattori e grazie a voi lettori. Se questa sia più un’allitterazione o una rima baciata non saprei dire, visto che la nuda grammatica non è mai stata il mio forte. Mi piacerebbe si trattasse della seconda, perché come disse qualcuno: «le allitterazioni allettano solo gli allocchi». In merito ai baci, però, avrei molto di mio da dire, pur se quest’ostrica grammaticale mi è rimasta, anche oggi, ostile.
Anche in questo genetliaco del nostro magazine partiamo con la nostra consueta dose di incoscienza, e se c’è qualcosa di geniale si tratta, ve lo assicuriamo, di un’autoironica risata verso noi stessi. Malgrado e grazie a questo siamo ancora qui, ancora messi a nudo e tuttavia – lo speriamo – ancora misteriosi.
Questi misteri, in fondo, sono per noi dei Cyrano de Bergerac che si accostano all’orecchio coperti dal velo di cecità dei nostri stessi occhi. Che fin dal suo nome La Livella Magazine sia un groviglio di simbolico mistero potrebbe forse essere chiaro ad alcuni; ma per gli altri – che poi sono quelli che più ci interessano perché potranno diventare nostri amici futuri – è forse utile un piccolo codicillo, un’appendice sussurrata dalla Direttrice come nota a margine o a piè di pagina – fatta sì ‘ai piedi del foglio’ ma, si spera, non ‘con i piedi’.
LA LIVELLA:.
Certo è una ben nota poesia di Antonio de Curtis, ma è anche in sé un composto curioso formato dalla ripetizione di alcune lettere e dalla loro stessa grafia. ‘L’, ‘V’, ‘A’, sono segni alfabetici che hanno molto in comune, e se volessimo a questo punto indulgere ad un petit divertissement – un gioco di forme – basterebbe aggiungere o spostare una stanghetta qui e lì per far sì che queste lettere diventino: ◺∇∆; e, strana coincidenza, non è da meno il nostro simbolo ( :. ) che può diventare ◺. Ed è così che, in un solo istante, ci siamo ritrovati a rimestar triangoli! E i principali di questa nostra bella parola sono ∇∆, dove il primo punta al basso, alla terra, alla materialità e al ventre che contiene il creato; il primo, invece, ricorda una forma fallica – credetemi sulla parola – e rimanda all’alto, al cielo, alla tensione verso lo spirituale. Continuando il nostro gioco, poi, ci siamo chiesti cosa sarebbe accaduto se avessimo provato ad unire questi due triangoli, ed ecco che tra le nostre mani è apparso un simbolo antico: ✡︎
Intraprendere ora un viaggio nel mondo simbolico di Salomone ci metterebbe in terribili ambasce, e per questo lasciamo volentieri lo scopo di erudire ed erudirci in merito a coloro che ne sanno ben più di noi. Noi, per parte nostra, arresteremo il passo di fronte all’unione dei nostri due simboli, del principio femminile e del principio maschile, dell’alto e del basso, della compenetrazione degli opposti; ci fermeremo quindi – e scusateci se è poco – all’equilibrio della dualità unitaria del Tutto.
Tornando sul piano più concreto, si dà il caso che la livella sia anche uno strumento utilizzato per misurare la messa in equilibrio di qualcosa rispetto allo Zenit, e in questo modo abbiamo chiuso il circolo – quadrato il cerchio? – ritornando al punto di partenza, e siamo soddisfatti di aver, in qualche modo, fatto nascere in noi un senso di compiuta armonia. Sappiamo bene che in tempi ed ambienti diversi questi simboli vengono utilizzati per scopi simili o differenti, uguali ed altri; ma perdonateci per aver tentato di mettere in scena, come nella Genesi biblica, l’atto umano della nomenclatura. Dopotutto l’abbiamo dichiarato: pensatelo come un leggero divertissement.
Dopo il ritorno al ‘via’ non rimane che chiederci: quale futuro per la nostra piccola rivista?
Ci siamo resi conto – e voi direte “è ovvio” – che in qualche modo questa pandemia ci ha aiutato. Ci ha dato tempo e lettori meno distratti dal corso frenetico della vita, più isolati e ricettivi, più propensi alla quiete ed alla riflessione. Tuttavia – e per certi versi fortunatamente – le cose stanno cambiando, tornando alla ‘normalità’. È tempo di confrontarsi con una realtà nuova per questo progetto nato in tempi tanto peculiari. Lo faremo al modo che ci è consueto: studiando, formandoci, educandoci e misurandoci con ciò che ci circonda, ma cercando sempre di mantenere un nostro «centro di gravità permanente», che ci preservi dal rischio di essere trascinati qua e là dalle urgenze del momento, dalle superficialità del pensiero prêt-à–porter. Porteremo nelle nostre copertine l’arte che incontreremo attorno a noi, e saremo sempre ospiti lieti per ogni bella penna che vorrà scrivere con noi per voi. Come antichi sacerdoti gettiamo i nostri pensieri nel braciere del tempio della cultura, cercando per quanto riusciamo di mantenerne alta e viva la fiamma. Su questa via un indicazione ci è però chiara e scolpita nella mente: miglioreremo solo se sapremo accostarci a coloro che sono più bravi di noi.