Professor
Gabbiano

Marco Montagnin
Letteratura

Joe Gould nacque nel 1889 vicino a Boston in una famiglia di medici ma non fu medico, nacque benestante ma diventò un mendicante, fu un alcolizzato, uno degli ultimi ​bohémien ​del Village, conosciuto da tutti, morì solo e sobrio in un freddo letto d’ospedale nel 1957. Joe Gould fu, a suo modo, un esteta della vita.

Conosciuto con diversi soprannomi strampalati, come la sua personalità, quello che più gli si adatta è Professor Gabbiano; egli affermava infatti di riuscire a comprendere la lingua dei gabbiani e spesso si esibiva, trasformandosi lui stesso in uno di loro, allungava il suo basso e magro corpo, agitava le braccia e dalla sua sdentata bocca uscivano delle urla stridenti.

Tradusse alcune poesie di Henry Wadsworth Longfellow nella lingua dei gabbiani sostenendo che suonavano meglio così e scrisse a sua volta delle poesie nel medesimo idioma.

Indossava vestiti dismessi, di taglie più grandi, si cibava perlopiù di ketchup in quanto era l’unica cosa gratuita nei bar nonostante sostenesse che il pomodoro fosse la causa di una malattia, la solanacomania come scrisse in ​THE DREAD TOMATO HABIT, OR WATCH OUT! WATCH OUT! DOWN WITH DR. GALLUP! A CHAPTER OF JOE GOULD’S ORAL HISTORY.​

Gould fu uno scrittore, scrisse o disse di aver scritto il libro più lungo del mondo: ​An Oral History​.

Gould fu uno scrittore, scrisse o disse di aver scritto il libro più lungo del mondo: An Oral History. Di questo libro non si hanno che dei frammenti e delle testimonianze che portarono a pensare che non venne mai realmente scritto, rimase orale nella mente dello scrittore che recitava delle parti e poi chiedeva delle donazioni per il fondo Joe Gould.

     Divenne famoso grazie all’articolo Professor Sea Gull.[1] Egli disprezzava la fama ma allo stesso tempo era attratto da essa. Voleva essere ricordato per sempre: lui, un giovane ragazzino ‒ il buffone del villaggio ‒ si era trasferito a New York per scrivere grandi cose e forse le scrisse e sono da qualche parte in una cantina ad ammuffire oppure sono andate distrutte od ancora non furono mai scritte e lui per tutta la vita indossò una maschera convincendo il mondo di essere uno scrittore, convincendo se stesso di essere uno scrittore. Eppure divenne famoso.

 

     Edward Estlin Cummings fu suo amico, e testimoniò per farlo uscire da un manicomio; lo citò più volte nelle sue poesie e ne dedicò qualcuna a questo eccentrico personaggio e alla sua opera.

 

« …a myth is as good as a smile but little joe gould’s quote ora / history unquote might (publishers note) be entitled a wraith’s / progress or mainly awash while chiefly submerged or an amoral / morality sort-of-aliveing by innumerable kind-of-deaths».[2]

 

     Gould non era amato a causa delle sue personalità che prendevano il sopravvento l’una sull’altra rendendolo imprevedibile. Molti lo consideravano uno sciocco, un perditempo, un fallito; furono poche le persone che percepirono la sua profondità e uno di essi fu Ezra Pound che lo consacrò all’immortalità nei suoi Cantos:

 

«to the shame of various critics / nevertheless the state can lend money / and the fleet thatwent out to Salamis / was built by state loan to the builders / hence the attack on classical studies / and in this war were Joe Gould, Bunting and cummings / as against thickness and fatness / black that die in captivity / night green of his pupil, as grape flesh and sea wave / undying luminous and translucent / / Est consummatum, Ite».[3]

 

Gould fu un autodidatta, frequentò Harvard, si fece espellere, viaggiò nel Nord America, imparò le usanze di alcune tribù indiane come descrisse in DRUNK AS A SKUNK, OR HOW I MEASURED THE HEADS OF FIFTEEN HUNDRED INDIANS IN ZERO WEATHER. A CHAPTER OF JOE GOULD’S ORAL HISTORY. Riuscì a concludere gli studi e si trasferì a New York ma non diede mai importanza alla sua laurea.

<<as joe gould says in/ /his terrifyingly hu/man man/ner the only reason every wo/man/

/should/ /go to college is so/that she never can(kno/wledge is po/wer)say o/ifi/ /’d/OH/n lygawntueco/ /llege».[4]

 

Verso la fine della sua vita fu affettò da semenza senile, precoce per la sua età. Passò gli ultimi anni al Piligrim State e divenne l’ombra di se stesso, li passò in silenzio, lui, l’ultimo aedo, muto in un letto d’ospedale. Raramente allungava il suo basso e magro corpo, agitava le braccia e strideva ma la sua figura non era più buffa, la sua ombra proiettava sinistre immagini nei corridoi vuoti, i suoi garriti rimbombavano nel silenzio della morte.

Valse davvero la pena vivere così?

 

«little joe gould has lost his teeth and doesn’t know where/to find them(and found a secondhand set which click)little/gould used to amputate his appetite with bad brittle candy/but just(nude eel)now little joe lives on air/ /Harvard Brevis Est for Handkerchief read Papernapkin no laundry/bills likes People preferring Negroes Indians Youse/n.b. ye twang of little joe(yankee)gould irketh sundry/who are trying to find their minds(but never had any to lose)/ /and a myth is as good as a smile but little joe gould’s quote oral/history unquote might(publishers note)be entitled a wraith’s/progress or mainly awash while chiefly submerged or an amoral/morality sort-of-aliveing by innumerable kind-of-deaths/ /(Amerique Je T’Aime and it may be fun to be fooled/but it’s more fun to be more to be fun to be little joe gould)».[5]

[1] J. Mitchell, Professor Sea Gull, The New Yorker, New York 1942

[2] Collected Poems n.261 E.E. Cummings

[3] E. Pound,I Cantos, Mondadori, Verona 2005, pp. 850-852

[4] E.E. Cummings, Complete Poems, Liveright, U.S.A. 1991, p.700

[5] Ivi, p. 410