Mezze Promesse
e Dubbi integrali

Veronica Berenice
Editoriale

 … ci sentiamo sezionati, termine che vuole qui indicare quella frammentazione in parti distinte che dissolve l’unità.

Un anno gregoriano è già trascorso dall’inizio di questo nostro viaggio – un anno costituito da 73 articoli e relative illustrazioni, dodici copertine, due riunioni plenarie in presenza (nonostante le note difficoltà del nostro tempo), una presentazione del progetto con i nostri lettori e sei discussioni sul nostro profilo ClubHouse: questi sono i frutti maturati finora.

A tutto questo si aggiunga che il numero dei meravigliosi esseri umani che hanno in vari modi collaborato con noi in quest’anno, portando ognuno il suo essenziale contributo, ha continuato a crescere: a loro dichiaro eterna gratitudine e stima. Grazie all’impegno costante di noi tutti, siamo riusciti a raggiungere una certa sistematicità e fluidità nei processi – perdonatemi la parola – ‘produttivi’, ma soprattutto un’ampiezza di temi e una profondità di riflessione che speriamo sia piacevole e stimolante per i nostri lettori quanto lo è per noi stessi. Ah, i nostri cari, carissimi lettori, senza i quali noi saremmo solo una vox clamantis in deserto (‘la voce d’uno che grida nel deserto’).

Per fare, come si suol dire, i conti della serva, questi amici lettori sono mediamente 1500 al mese, con vette innevate di 3500 e fosse marine di 200 – uso a proposito queste metafore perché sembra che d’estate i nostri lettori fuggano raminghi ad esplorare il mondo, e dopotutto, pensiamo sia buono e giusto così.

Presentiamo così, con ingenua sincerità, i nostri libri mastri, perché sono lo specchio del nostro progetto: non abbiamo finanziatori esterni – noti o ignoti – né sponsorizzazioni: i nostri lettori li conquistiamo uno ad uno, ed ognuno di loro è importante. Certo, in qualche modo cerchiamo anche noi di racimolare qualche finanziamento – non viviamo di solo pane, ma qualche aperitivo ogni tanto fa allegria; tuttavia anche questo progetto parallelo di finanziamento è gestito con la stessa cura e la stessa dedizione personale che mettiamo ne La Livella:. Il nostro timore più grande è ricadere in quelle dinamiche che troppo spesso riscontriamo in altre realtà: per noi il denaro rimane un mezzo – per quanto necessario – ma mai un fine, e men che meno il fine ultimo. 

I nostri desideri a breve termine? Implementare la sezione Scienze, per trasformare un fiore all’occhiello in un bouquet, e costituire una sezione Economia, non appena saremo certi di poter avere contenuti che siano adeguati a quel livello qualitativo che per noi è imprescindibile. 

Sempre sull’onda di questa sincerità, vorrei come direttrice dire qualcosa che si può cogliere con uno sguardo più profondo: noi ci sentiamo sezionati, termine che vuole qui indicare quella frammentazione in parti distinte che dissolve l’unità. Anche noi, in questo tempo storico isterico ed incerto, proviamo un senso di estraneità e pericolo. Rispetto ad ogni altra dimensione, quella che più ci preoccupa è la trasformazione dell’individuo da soggetto ad oggetto di studio. Questo avviene a livello universale nel marketing, ossia in una costola di quella disciplina che studia i rapporti economici tra gli individui – e Marx riteneva che i rapporti economici fossero la base di ogni altro tipo di rapporto tra umani. Anche in questo campo si è riconosciuto il valore fondamentale della conoscenza, ma non è certo se questo sia da intendersi in senso positivo o meno. 

Conosci il tuo pubblico’, è il nuovo comandamento che ha soppiantato il più antico e apollineo ‘Conosci te stesso’. In una società che Guy Debord già definiva ‘dello spettacolo’, conoscere il proprio pubblico è necessario: per questo debbono essere costruiti sempre nuovi metodi e strumenti che consentano di raccogliere ed analizzare informazioni al fine di ottenere un’immagine quanto più realistica dell’individuo-pubblico. Una volta ottenuta questa carta identificativa particolareggiata è un gioco semplicissimo costruire format e contenuti in grado non solo di catalizzare tutta la sua attenzione, ma anche  di suscitare in lui bisogni, impulsi e schemi di comportamento. Ma come si ottengono tutte le informazioni necessarie? Questi ‘data’ vengono raccolti ogni qual volta operiamo nel mondo virtuale e fisico, ovvero ogni qual volta le nostre interazioni sociali coinvolgono un qualche medium informatico (consapevolmente o meno). Non solo quindi un computer, un cellulare o un televisore, ma anche un semplice sportello bancomat, o un casello autostradale. Tutte queste informazioni sono l’oro-byte, e sono un prodotto che ha un mercato giornaliero e globale interamente dedicato. La percezione non ancora del tutto chiara nella maggioranze delle persone, però, è che questi data siamo proprio noi: ognuno di noi è una farfalla appuntata al tabellone di sughero della società che abbiamo costituito. 

Nella città in cui vivo oggi esiste una passeggiata sul lungo fiume particolarmente amata dai miei concittadini: acqua, vegetazione rigoglioso e simpatici animali fluviali. Sulle mura interne che delimitano questo lungofiume qualche anno fa è comparso un murales che recita: “Solo Google ti conosce come la mamma”. Oggi provo un po’ di malinconia pensando alla verità di queste parole, alla mamma, punto di riferimento primario ed universale, soppiantata da un motore di ricerca – per quanto entusiasmante, onnisciente e performante. L’idea è però che chi gestisce questi grandi motori di ricerca possiede una conoscenza così profonda e vera di noi (dei nostri desideri, aspirazioni, inclinazioni, preferenze, gusti, perversioni e paure), che verrebbe da pensare ci conoscano non solo quanto la nostra madre, ma molto di più. Il problema è che questo rapporto con i grandi soggetti digitali è dis-umano: loro sanno tutto di noi, noi sappiamo poco o nulla di loro. Siamo come bambini piccoli, che nella loro ingenuità infantile rivelano ogni loro pensiero, gesto, emozione ai genitori, ma di contro non hanno nessuna idea dei gesti, pensieri, emozioni degli adulti che li circondano. Comprendetemi: la mia non è una negazione della bellezza, piacevolezza e comodità del WWW, ma un assumere il dubbio come necessario ed imprescindibile. I cambiamenti tecnico-tecnologici sono così rapidi che il pensiero etico-morale-esistenziale non riesce a stare al loro passo. E perciò non vorrei si avverassero le previsioni che una certa filosofia aveva vaticinato quasi un secolo fa: l’essere umano non è più il fine della storia, ma un servomeccanismo fungibile e sostituibile. E qual è allora il fine dell’apparato tecnico? Lo stesso del potere, e di ogni altra forma di vita: auto-conservarsi, ed accrescersi fino al massimo delle proprie possibilità. La domanda è: che ruolo abbiamo noi in questa corsa della tecnica verso la sua stessa apoteosi?

È necessario, in questo contesto, prendersi del tempo per dubitare e per mettere in discussione; la sensazione è quella di un generale adagiarsi sul molle cuscino delle proprie comodità – il culmine del benessere della nostra società rischia di essere la fodera della sua bara. 

Ci sono molte altre domande, forse più attuali, che stimolano le nostre conversazioni: come potrebbe incidere sul potere degli stati-nazione la crescita del sistema delle cripto valute? Perché i giovani ne sono così affascinati? È un tipo di economia sostenibile ed equa che potrebbe sostituire quella vigente? Abbiamo ancora – dopo la pandemia e le conseguenti fratture sociali – interesse nel benessere degli altri, oltre che di noi stessi? 

A queste domande presteremo l’occhio e se necessario la tastiera perché i mezzi di informazione e in generale i mass media sembrano inadeguati allo scopo: lo stesso scandalo sulla massiva fuoriuscita di informazioni sensibili che coinvolge Meta, il nuovo nome della società di Zuckerberg non può che confermare l’esistenza di una volontà, o quantomeno di un deliberato lassismo, rispetto alla circolazione di notizie non verificate. In altre parole, sembra che il modus operandi sia quello di gettar fumo nello spazio delle notizie e rendere offuscati i nessi concreti tra la realtà ‘Meta’ e quella Fisica. La Livella Magazine, pertanto, si prenderà tutto il tempo necessario per praticare il dubbio anche in questo 2022.

Buone feste da quasi tutti noi![1]

[1] Le festività che stiamo per approcciare in questo mese quali il Natale ed il Capodanno non sono universalmente riconosciute. 

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