La mia famiglia possiede da generazioni cani di razza pastore tedesco, retaggio ‒ a mio parere ‒ fascistoide dalla comicità inespressa. Trovo, a parte le problematiche politiche di cui non mi occupo, molto affascinante l’attitudine alla vita del mio attuale cane pastore che mi impartisce continue lezioni ed è fonte di innumerevoli ispirazioni.
Lo snobismo che riserva agli umani ‒ fatto salvo per alcune specifiche situazioni ‒ si tramuta repentinamente in un silenzioso e quasi impercettibile moto omicida ogni qualvolta incrocia un cagnolino, un gatto, una papera o altro animale di stazza inferiore alla sua
Noto il cambiamento del suo stato da come le si irrigidisce il muso, le orecchie sono tese e lo sguardo più vivo. Non abbaia e non ringhia, a ben dire non fa pressoché nulla di ciò che ci si aspetterebbe quando decide che la pulizia etnica deve partire.
… di certo possiamo esercitare il nostro potere sul mondo, di certo possiamo cercare di liberarcene o di soccombere ma ognuna delle azioni che compiamo, vista da uno sguardo più alto risulta francamente buffa e tenera.
Già, perché c’è da notare che, furbescamente, non cerca lo scontro con i suoi pari, scena che potrebbe creare un certo grado di suspance; lei preferisce ciò che è più facilmente eliminabile, ciò che inevitabilmente si dovrebbe piegare al suo volere.
Per quel che concerne le sue vittime, noto con estremo sospetto come nella più parte dei casi, non temano affatto la grandezza dell’avversaria, i denti da squalo o la presa micidiale. Il più delle volte paiono volersi infilare di loro spontaneo desio tra le fauci della mia dolce bestiola, non senza un certo stupore anche da parte dei loro stessi padroni. Quale incapacità di decifrare il male quando lo incontrano!
Di altra specie sono però i cani piccoli che più mi fan sganasciare e che di solito sfuggono alle attenzioni della mia creatura amabile, e sono quelli che, non accettando il destino terribile che si sono figurati, incapaci di vedere il guinzaglio che tiene a bada il mio cane, iniziano a manifestare la loro volontà di potenza abbaiando come degli ossessi, ringhiando, strattonando il povero padrone che cerca di capirne le volontà da kamikaze, e tentando ‒ tra sguardi d’orrore dei passanti ‒ di avventarsi al collo il mio cane il quale come sempre non da alcun segnale di interesse finché non è certa di poter sferrare il suo infallibile morso.
Infine ci soni i cani di grossa taglia, normalmente in fase di risparmio energetico, i quali esulano dall’interesse del mio cane ed in questo modo entrano di filato nel gruppo dei canidi per i quali provo un po’ di genuino rispetto.
Detto tra noi, ritengo ognuno dei suddetti cani necessari alla vita canina e provo gioia sorgiva in ogni situazione che prontamente controllo onde sventare imminenti tragedie.
Ma quanto vedo mi racconta che di certo possiamo esercitare il nostro potere sul mondo, di certo possiamo cercare di liberarcene o di soccombere ma ognuna delle azioni che compiamo, vista da uno sguardo più alto risulta francamente buffa e tenera.
Anche la tensione omicida del mio cane e citerò, solo per piacere, la banalità del male.
La direttrice, alleggerita dalle vacanze estive,
Veronica Berenice