L’avanzata
delle
macchine

by Charles Lhuillier
Scienza

Gli artefatti, la tecnologia, l’innovazione e le macchine hanno seguito passo passo il percorso dell’uomo fin dal principio, concorrendo senza dubbio a promuovere lo sviluppo e il progresso, alimentando allo stesso tempo la sua illimitata fantasia. Benché nel regno animale anche altre specie dimostrino le loro forme proprie di intelligenza e siano capaci di far uso di strumenti, l’eccezionale abilità nell’astrazione e la padronanza associata di diverse forme di tecnologia sono aspetti peculiari dell’umano. Sono molte le innovazioni tecniche che hanno permesso al genere umano di prosperare e di evolvere dalla forma di scimmia bipede sottodimensionata a quella – ultra-sofisticata e sostanzialmente dominante – di homo sapiens che oggi conosciamo.

La natura ha certamente avuto la sua parte in questo sviluppo, attraverso il meccanismo dell’evoluzione ‒ il più fondamentale e potenzialmente infinito tipo di innovazione, il quale si basa sul principio della prova e dell’errore ‒ ma essa pone all’umano anche grandi sfide ed è fonte d’ispirazione. La natura determina nell’umano i suoi bisogni fondamentali ‒ come il dormire, il nutrirsi, la sicurezza e l’interazione sociale. Essa opera su due livelli per garantire la possibilità di soddisfare tali necessità: esternamente, garantendo un ambiente vivibile e adatto allo scopo; internamente sviluppando le capacità proprie dell’umano attraverso l’evoluzione della specie. 

Le scelte di sviluppo tecnico e l’utilizzo degli strumenti tecnologici dovrebbero sempre essere subordinate ad una decisionalità collettiva e allo scopo di portare beneficio alla comunità umana.

L’innovazione tecnologica si innesta sull’operare della natura accelerando esponenzialmente il processo evolutivo ed adattivo; per molto tempo, infatti, la tecnologia ha adempiuto principalmente al compito di facilitare l’adattamento e le interazioni dell’uomo con l’ambiente naturale circostante.

Ad esempio, se il fuoco – in accordo con Lucrezio – fu reso accessibile all’uomo attraverso i fulmini, ben presto esso divenne uno strumento tecnico per riscaldare i rifugi, cuocere il cibo e respingere gli animali selvatici; in questo senso divenne una delle prime tecnologie che permisero di aumentare il benessere e superare barriere naturali prima insormontabili. Ovviamente il fuoco possiede anche un notevole potere distruttivo e può essere causa di drammatici disastri qualora venga usato nel modo sbagliato, sia intenzionalmente che accidentalmente.

Il mito di Icaro ‒ e delle sue ali che da strumento di salvezza sono divenute la sua rovina ‒ manifesta due importanti verità: la prima è che la tecnologia da sempre scioglie le briglie all’immaginazione dell’uomo e sembra poter rendere possibile quell’oltrepassare i limiti naturali che è il combustibile del suo ingegno; la seconda che nella storia ogni innovazione tecnologica porta con sé una dualità intrinseca: essa contribuisce al progresso ma allo stesso tempo è causa di mutamenti che posso variare dalla quasi insignificanza fino al disastroso sconvolgimento della realtà. Armi di legno, pietra e metallo sono state fondamentali per migliorare le possibilità venatorie dei nostri antenati preistorici e la loro capacità di difesa dagli altri predatori; allo stesso tempo hanno anche incrementato le capacità belliche, e la guerra – realtà di per sé negativa – ha plasmato le società antiche quanto le moderne. Anche la polvere da sparo, inizialmente creata a scopo medico, divenne ben presto la base per la realizzazione di armi sempre più letali e mortifere. Ogni tecnologia all’avanguardia porta a chi ne detiene il controllo un grande potere di azione sulla realtà e sulla società; per questo motivo le scelte di sviluppo tecnico e l’utilizzo degli strumenti tecnologici dovrebbero sempre essere subordinate ad una decisionalità collettiva e allo scopo di portare beneficio alla comunità umana.

“Dio è morto”, scrive Friedrich Nietzsche. L’invenzione della macchina a vapore e la conseguente Rivoluzione Industriale hanno portato ad un deciso cambio di paradigma rispetto alla storia precedente. La concezione escatologica che riservava la possibilità di un’esistenza libera dal dolore e dal lavoro solo dopo la morte ‒ come ricompensa per una vita di duro lavoro ‒ viene sostituita dalla possibilità di un’esistenza paradisiaca già sulla Terra. Il Progresso diventa la nuova religione, poiché esso consente di operare nel mondo modificandolo a piacere per adattarlo alle esigenze di un’umanità che non intende più aspettare la soddisfazione dei propri desideri come dono di Dio da godersi nell’aldilà. Le conseguenze a livello ecologico ed ambientale di tale trasformazione sono oggi tristemente evidenti. Tuttavia in questo modo gli uomini divengono sempre più schiavi (dipendenti) delle macchine che essi stessi hanno progettato, e chi possiede tali macchine ne accentra su di sé il potere. Anche la guerra è divenuta una questione industriale al pari delle altre, e l’innovazione industriale ne persegue gli scopi sotto il controllo e nell’interesse di una minoranza di individui. Inoltre, più la conoscenza prosegue verso le realtà microscopiche (atomiche e sub-atomiche), più si fa concreta la possibilità di un totale controllo sull’energia nucleare. Si ricordi come l’utilizzo tecnico dell’energia nucleare da un lato soddisfi il fabbisogno energetico di milioni di persone sulla Terra, e dall’altro possa portare con sé la possibilità di un utilizzo vile e catastrofico, come avvenne ad Hiroshima e Nagasaki al termine del secondo conflitto mondiale.

La potenza delle armi nucleari è tale da divenire un agente di primaria importanza negli equilibri geo-politici delle superpotenze mondiali. La Guerra Fredda fu l’ultimo brivido di un mondo regolato sostanzialmente dalla paura e dalla concreta possibilità di una distruzione materiale totale resa possibile proprio dall’avanzamento tecnologico della dimensione bellica. La tecnologia, oggi, sembra invece proseguire lungo la via della smaterializzazione, e i confini del mondo si ampliano all’interno della realtà virtuale. Nuovi regolatori fondamentali sono l’economia e la finanza, le quali hanno subìto un incremento esponenziale ed omnipervasivo grazie alla diffusione capillare dell’accesso ad Internet e al potenziamento delle infrastrutture per il trasporto fisico, sempre più rapido ed efficiente. Di conseguenza, gli Stati hanno iniziato a perdere parte del loro potere in favore delle grandi multinazionali che agiscono ad un livello superiore. Sulla base dell’idea che lo sviluppo tecnologico sia sempre a favore del benessere dell’umanità, le nuove tecnologie grazie alla raccolta e all’utilizzo dei dati sono in grado di operare quasi autonomamente, sollevando i singoli individui dalla necessità di svolgere determinati compiti molto lunghi temporalmente o faticosi fisicamente. Tuttavia queste tecnologie necessitano per operare di un continuo afflusso di materiali, e non sono in grado di risolvere la sfida energetico-climatica – incrementata proprio dall’aumento esponenziale dei commerciali planetari e della produzione intensiva, entrambi frutto delle nuove tecnologie ‒ che ci troviamo a dover affrontare.

Un ulteriore aspetto interessante è lo sviluppo della cosiddetta Intelligenza Artificiale (IA), la quale è una tecnologia costruita sulla base di algoritmi che dovrebbero imitare il funzionamento del cervello umano. In questo modo essa sarebbe in grado di imparare dalla prorpia stessa esperienza e padroneggiare compiti specifici in modo sempre più evoluto e competente. L’IA è particolarmente utile per analizzare ed elaborare grandi quantità di dati, come immagini (pixel), testi o altri database; questo consentirebbe grandi innovazioni in ambito medico – con la possibilità di analizzare velocemente e accuratamente immagini, esami e referti ‒ ambientale – individuare velocemente situazioni di pericolo come gli incendi grazie alle immagini satellitari – e molti altri. Come sempre, però, a tali usi positivi si affiancano possibilità meno piacevoli, come un maggior controllo degli individui e una limitazione delle libertà personali e della propria sfera privata, che potrebbero accadere con l’installazione di sistemi di riconoscimento facciale negli impianti di videoregistrazione, il profiling etc. Il problema è sempre il medesimo: come essere certi che queste tecnologie – quasi sempre di proprietà privata – vengano effettivamente utilizzate per un miglioramento della società e non per un ampliamento e consolidamento del potere di una minoranza di individui?

Se da un lato l’IA potrebbe portare un incremento di efficienza in numerosi settori, ed una reale possibilità per l’umano di soddisfare i propri bisogni senza dover agire in prima persona a tale scopo – demandando il lavoro alle macchine – e dedicando così il proprio tempo ad occupazioni più elevate, magari alleviando nel contempo l’oppressione che grava sull’ambiente naturale, dall’altro il controllo della comunità sull’effettivo utilizzo dell’IA resta un punto cruciale.

Demandare la soddisfazione delle nostre esigenze alle macchine è superare un limite dal quale difficilmente si potrà tornare indietro. A parere dei ricercatori nel campo dell’IA, la tecnologia umana definitiva sarà l’Intelligenza Generale Artificiale (AGI), ossia una macchina che non è più specializzata, ma capace di gestire autonomamente compiti di ogni natura ed imparare dalla prorpia esperienza riscrivendo i suoi stessi algoritmi. Si tratterebbe quindi di qualcosa di ben diverso da un ulteriore strumento tecnologico a disposizione dell’uomo; essa sarebbe in grado di svolgere praticamente ogni compito molto più velocemente e in modo più efficiente di qualsiasi essere umano, e capace di compiere in autonomia le proprie scelte.

Molte questioni devono essere discusse all’interno delle nostre società per poter prendere decisioni sull’avvento di una tale era post-tecnologica, nella quale l’uomo, da creatura, diverrebbe un vero e proprio Creatore.