Il genoma è il filo intricato, base certa ed incerta, su cui il funambolo cammina inventando di volta in volta la sua arte. Senza l’uno non si darebbe l’altro, ma l’uno non si identifica completamente con l’altro
Dietro pesanti tendoni e scintillanti vestiti di scena, mentre un illusionista plasma i corpi, in un angolo un abile giocoliere destreggia e lancia in aria cromosomi di sogni e in un altro un ‘mangiafuoco’ dà voce ad un fuoco interiore dimenticato. Dall’alto, invece, come cifra di un orizzonte ulteriore, attraverso la sua silenziosa passeggiata tra le stelle su di un fragile ma resistente filo, un funambolo e la sua arte invitano l’intero circo dell’umanità a sollevare lo sguardo.
L’arte del funambolo e la metafisica genomica si incontrano su di un particolare filo in sospeso tra certo ed incerto, tra cielo e terra, tra visibile ed invisibile, tra meraviglia e pericolo.
È un incontro che prende vita da passi lenti e pensati, un metodo di sequenziamento che sembra radicarsi nella scienza e al contempo superarla attraverso l’incarnare un equilibrio ed oltre come paradigmi di vita. Il funambolo e il suo filo sono un tutt’uno nella fiducia reciproca, fusi insieme ma l’uno non può definire l’altro: l’artista è chi pensa e poi effettua il suo passo, il filo è la base certa ma incerta di questo cammino. Ad accomunarli vi è la complessità di quello stesso pericoloso avanzare e di quella dell’intero circo dell’umanità che deve ricordare il cielo per far emergere i veri ‘talenti’ sulla terra.
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A livello scientifico, il genoma viene definito come l’insieme di tutte le informazioni genetiche depositate nella sequenza del DNA contenuto nel nucleo delle cellule sottoforma di cromosomi. Esso è una totalità biologica ed esattamente scientifica che si predispone su di un filo particolare, che forma una doppia elica, come se fossero due corde che si abbracciano tra loro fino a fondersi. Su tale particolare delicato e potente filo è scritto dunque tutto ciò che compone un individuo, ciò che dà vita alle sue cellule, ai suoi tessuti. Tali informazioni sono suddivise in quattro gruppi a seconda delle seguenti basi chimiche che compongono il DNA: adenina (A), timina (T), guaina (G) e citosina (C). L’ordine di queste basi chimiche, evidenzia l’unicità di ogni essere umano e anche l’universalità di cui però si compone: in tale sequenza vi è scritto come è fatto il nostro organismo, come funziona e a quali malattie siamo maggiormente predisposti. Per ogni individuo la combinazione delle lettere non è identica, è unica e proprio su questa differenza si basa la diversità intesa come ricchezza ed inesauribilità umana. Il genoma e quindi il DNA sono però anche un universale mappa per orientarsi, per cercare un equilibrio, una qualche stabilità seppur eternamente instabile e traballante in bilico tra meraviglia e mistero.
Il genoma è quindi il filo sul quale quotidianamente avviene lo spettacolo dell’arte del funambolo. Qualche tempo fa, è stato completamente sequenziato questo filo elicoidale che è substrato di ogni essere umano tra potenza e fragilità nel circo di un’umanità che deve riappropriarsi dei suoi ‘talenti’ proprio attraverso l’arte silenziosa del funambolo: il filo su cui cammina il funambolo è stato finalmente analizzato per intero, pronto per servire da mappa allo stesso artista per capire come dosare i suoi passi, come regolare il suo baricentro, come gestire controllo ed equilibrio. Eppure l’arte del funambolo non consiste solo in questo, infatti quel filo che origina in lui pensiero, controllo, energia e delicatezza, rappresenta la base fondamentale di un’arte che testimonia però un’eccedenza rispetto alla genetica: un oltre che lui stesso incarna e che, dando compiutezza alla sua arte, onora anche la sua base di forza e fragilità, il filo genoma, libro della sua unicità aperta al rischio e alla bellezza dell’universalità dell’intero circo dell’umanità.
Una moderna visione del mondo chiamata metafisica genomica, infatti, individua nel DNA l’elemento fondante ed esaustivo che costituisce l’identità di ogni suo singolo individuo: per tale paradigma scientifico e biologico, ognuno è il suo DNA ed è quindi il genoma che conferisce l’ ‘umanità’, è lui il padrone del circo dell’umanità, arrivando ad essere definito come un’anima moderna.
L’idea che il genoma contiene il contrassegno della natura umana è affine ad un importante punto di vista all’interno della metafisica occidentale che interpreta tutti gli organismi viventi come aventi «anime», che determinano i loro tratti caratteristici. Da questa prospettiva, l’anima umana è considerata contenente l’essenza umana […] Max Delbrück, un pioniere della biologia molecolare nel XX secolo, notò come la nozione di programma genetico […] aveva una suggestiva affinità con il concetto aristotelico di eidos, il principio organizzatore inerente in ogni essere vivente. Aristotele e filosofi medievali come Tommaso d’Aquino consideravano il concetto di eidos strettamente connesso con la nozione di una forma o «anima» […] La forma veniva vista come ciò che conferiva ad un organismo le sue caratteristiche individuali, nonché come l’essenza di quella specie.[1]
Tale posizione pretende quindi di usare un concetto scientifico per scopi antropologici e addirittura metafisici, ma per quanto sia fondamentale la mappatura e la conoscenza dell’intero genoma, questo non può essere la completa definizione e comprensione dell’essere umano. Genoma è infatti un termine che viene dal verbo greco “ghenesis” che significa “creare, dare origine”, quindi esso è radice di un qualcosa che è capace di crescere e trasformarsi continuamente. Il genoma è l’origine di una storia, la fotografia di quali attività e di quali meccanismi essa è composta e che poi riesce ad utilizzare per dare avvio a un processo misterioso e meraviglioso. Il genoma è un libro, carta e inchiostro di base, mentre l’essere umano è la penna che, evolvendo, trascrive la sua storia; il genoma è il filo intricato, base certa ed incerta, su cui il funambolo cammina inventando di volta in volta la sua arte. Senza l’uno non si darebbe l’altro, ma l’uno non si identifica completamente con l’altro:
Essere una persona umana significa più che avere un genoma umano, significa avere una propria identità narrativa. Parimenti, essere membri della famiglia umana implica una ricca rete di nessi culturali che non possono essere ridotti a tassonomia. Sulla questione della natura umana, abbiamo bisogno di un nuovo inizio filosofico che non può essere fornito solo dalla genomica.[2]
Infatti, come sosteneva Paul Ricoeur descrivendo la singolarità immersa in una storia da cui non può pretendere le distanze ma che anzi è moto per evolversi e riconoscersi continuamente, l’identità umana è narrativa, è un processo, una storia, è un funambolo che cammina in equilibrio sulla complessità dando forma alla sua arte d’esistenza per riscoprirsi ad ogni passo e così trasformare l’intero circo dell’umanità. Chi è dunque questo funambolo? È l’anima umana intesa come eccedenza che qualsiasi genoma esatto non potrà mai descrivere o prevedere totalmente, è quella ‘legge elementare’ che forma l’uomo in quanto processo, in quanto identità narrativa e che lo spinge tra consapevolezza e controllo di sé a camminare sulla base certa ed incerta del suo filo genoma e inventare la sua arte d’esistenza, personale ma collettiva richiamando, tra pericolo e stupore, le anime di ogni individuo a rendersi funamboli pronti ad evolversi a piccoli passi, radicati sulla loro base biologica e scientifica, ma predisposti e proiettati verso le stelle. La ‘legge elementare’ è quella che insegna l’arte del funambolo che si allena continuamente alla postura, quindi al conoscersi profondamente e alla ricerca costante, e al controllo, ovvero al pensiero critico che smuove l’azione. La ‘legge elementare’ dell’arte del funambolo trasmette anche una nuova prospettiva con cui guardare al circo dell’umanità, quella dall’alto che inquadra meglio i talenti di bellezza da riconsegnare ad ogni suo membro appesi al filo radicale del DNA. Tale legge è quindi etica perché non scritta ma legata a valori e relazioni di sguardi umani che permettono di dar completa forma ad ogni vita biologicamente fondata. Essa prescrive infatti la narrazione di carne accanto alla descrizione di quantità, la danza artistica tra sogni e paure accanto all’ordine logico, anima commista al corpo, etica e scienza, biologia ed eccedenza: l’arte del funambolo è un avanzare traballante, lento ma vivo perché azione pensata radicata alla terra, ma in grado di far tornare ogni anima a toccare le stelle.
[1] Dalla traduzione italiana di Alex Mauron, Is the Genome the Secular Equivalent of the Soul?, in Science 291/5505 (2001), 831.
[2] Dalla traduzione italiana di Alex Mauron, Is the Genome the Secular Equivalent of the Soul?, in Science 291/5505 (2001), 832.