Non appena il primo raggio di un nuovo sole illumina il mondo, il guerriero alza il capo e si mette a suonare una tromba che annuncia la vittoria della pace.
Mentre un drago respira ancora ma giace al suolo inerme e sconfitto, lo sguardo concentrato e fiero di un guerriero con ali d’angelo si riflette sulla lama di una spada che, fendendo l’aria, libera e discerne il bene dal male. Nel silenzio il vittorioso combattente sta soppesando su di una bilancia numeri e parole, psiche e cuore,e, non appena il primo raggio di un nuovo sole illumina il mondo, il guerriero alza il capo e si mette a suonare una tromba che annuncia la vittoria della pace.
Lui, il guerriero, è l’arcangelo Michele che, con i suoi simboli, secondo la tradizione biblica, guidò la milizia celeste contro Lucifero nella battaglia tra bene e male. Michele e Lucifero: uno angelo rigoroso, l’altro ribelle, uno il simbolo del bene, l’altro il drago resistente del male, uno bilancia della giustizia, l’altro fuoco che la minaccia. E oggi cosa rappresenta questa battaglia tra bene e male? Chi è l’ arcangelo della pace? Cosa sono pace e giustizia oggi?
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Bilancia dell’arcangelo Michele, la giustizia è una virtù civile fondata sul λόγος, caratterizzata dalla fragilità e dalla insecuritas. Tali caratteristiche le troviamo anche all’interno dell’animo umano: questo è sempre falsamente forte, ossessionato da se stesso proprio perché fragile, destinato ad essere insicuro di sé perché dimentico delle sue potenzialità e dell’importanza degli altri, quindi della speranza e della fede impegnata nella società in cui si trova.
La pace rappresenta invece il mantenersi dell’ordine, sia a livello dell’essere che a livello dell’agire, è fondamento ontologico che serve come punto di partenza anche all’etica. Inoltre essa rappresenta anche un desiderio comune ovunque e in qualsiasi contesto, sia tra malfattori che nella tranquillità della propria casa, sia in colui che odia che in colui che ama, «non vi è nessuno che non voglia possedere la pace»[1]. Il fine è lo stesso, cambia la modalità e la strada per ottenerlo: così potremmo dire, parafrasando anche Agostino, che la pace quindi è la tendenza radicale di cui ogni soggetto è moralmente responsabile, per questo vi sono molti modi di dirsi della pace, ma essa è desiderio comune, una direzione che è strettamente legata al concetto di comunità e a quello di giustizia.
Agostino definisce la pace come un ordine compiuto, come un quadro complessivo dove ciò che conta è che tutte le cose siano ricondotte ad un disegno ben preciso: l’ordine è quindi una disposizione ordinata del molteplice, ovvero lo stabilizzarsi ordinato della differenza.
Con spada e bilancia, sopra al drago sconfitto ma pur sempre vivo del male, tale stabilizzarsi è ciò che l’arcangelo Michele compie dopo la battaglia per il bene: lo stabilizzarsi del molteplice fa pensare difatti al problema della coscienza, al discernimento e quindi al cambiamento, alla conversione.
Nella società bene e male si sfidano continuamente e creano sconvolgimento all’interno delle relazioni ed anche all’interno dei singoli. In tale eterna lotta, il fondamento della coscienza sembra essere dunque la giustizia intesa come ordine del molteplice, ovvero come pace, ‘tranquillitas ordinis’. Il movimento della spada dell’Arcangelo Michele rappresenta dunque il discernimento di ogni coscienza, la scelta, il dare ordine, il cercare pace e consapevolezza, e la bilancia è dunque la giustizia come ordine del molteplice.
Dato che, nel suo disordine ordinato ogni individuo è costituito da unicità e molteplicità, in quanto la stessa comunità di cui è parte lo forma e ne delinea i contorni sin dalla nascita, questo di cui si parla è un ordine che si rispecchia anche nella società e dà vita al cosiddetto Stato. Per Cicerone lo Stato era cosa del popolo, come insieme di uomini retti dal diritto e da una comunione di interessi: senza di questi non c’era neanche giustizia.
Quindi la pace, spada dell’Arcangelo Michele che non uccide ma incide un nuovo ordinamento nella crisi, è il fondamento della giustizia e di conseguenza di uno stato esteriore, fatto di un insieme di uomini, di una comunità, e, come insegna lo stesso Arcangelo nella sua missione, di uno interiore, ovvero stato d’animo, modus essendi, tranquillità dell’animo.
La giustizia che crea lo Stato rende evidente il passaggio dalla dimensione etica a quella più politica ‒ stato interiore che si somma a quello interiore ‒ sottolineando così in maniera più incisiva il legame che c’è tra l’interiorità dell’uomo e la società di cui è parte ed anche il valore della condivisione e del momento negativo per una rinascita completa del proprio sé. Ecco perché Lucifero, angelo ribelle, drago sconfitto, rimane vivo anche se privo di forze: il positivo non si dà senza negativo e viceversa. Bene e male sono dimensioni correlate, paradossalmente l’una necessita dell’altra, ma il bene è originario e radicale, il male banale e senza fondamento. La giustizia è dunque la sovrabbondanza d’amore che connette tali dimensioni che, come una spada che si muove solo per proteggere e come una bilancia che, saggiando e accarezzando le anime, fa illuminare i cuori, fonda uno stato esteriore di leggi ed ordinamenti che siano immagine di ogni coscienza, di ogni volto umano. Fenomeno fondante dello Stato ed in particolare della giustizia è allora la prossimità: lo sguardo umano fonda comunità e responsabilità, è dall’incontro che prende infatti vita la chiarificazione e una nuova esistenza. Ogni sguardo umano nella nostra società contemporanea è dunque l’Arcangelo Michele che combatte eternamente la lotta contro il male per insegnare a questo cosa sia la giustizia, ovvero un amore sovrabbondante che dona capacità di discernimento, coscienza e conversione all’intera società.
Una giustizia che ricordi la missione dell’Arcangelo Michele e dunque che assuma la forma dell’amore è un’utopia nel mondo contemporaneo, ma la conversione è possibile: ogni “angelo ribelle” potrà redimersi davanti alla spada della giustizia, lo specchio per tornare a guardare il proprio volto e quello altrui e che ricorda sempre il bisogno di pace nascosto nelle singole interiorità e la missione d’amore di cui, vivendo, ogni giorno si è protagonisti.
Infine, questa pace come desiderio della coscienza e dell’intera società, questo stato etico che deriva da uno sguardo che sconvolge l’ordinarietà ridonandole anche un senso nuovo, sono il campo d’azione del ruolo di ogni essere umano nella società contemporanea: sviluppare la non-indifferenza alla sfera pubblica, essere costruttore di uno stato etico e giusto fino a custodirlo nel proprio sguardo sostenuto da una stessa comunità di cui ognuno è sempre primo artefice.
Nell’eterna lotta contemporanea tra bene e male, alla ricerca della vera giustizia, ogni essere umano è allora l’arcangelo, capo di una missione d’amore sovrabbondante e annunciatore della musica della vittoria della pace.
[1] Agostino, La città di Dio, a cura di Luigi Alici, Bompiani editori, Milano 2010, libro XIX, 12, 1, (p. 960).