La scuola
del merito

Marta Bernardi
Attualità

Significa rifiutarsi di riconoscere i diversi tipi di intelligenza di cui dispongono gli studenti e cercare di calcificare i loro percorsi educativi in linee rette che li renderebbero sempre più propensi a condurre una vita fatta di successi mediocremente standardizzati.

Parlare di meritocrazia in Italia scalda gli animi molto in fretta. Siamo una nazione che ha ben in mente la varietà di scorciatoie che possono essere intraprese per raggiungere un determinato obiettivo o posizione. Questione che giustamente fa ben infuriare chi, per mancanza di possibilità o volontà, a queste scorciatoie non ha mai fatto ricorso. Del resto, se c’è una cosa su cui gli italiani non hanno bisogno di spiegazione alcuna è il detto ‘avere dei santi in paradiso’. La questione tocca la scuola certo – soprattutto a livello di cattedre universitarie – ma anche molti altri luoghi di potere e prestigio. È naturale quindi che la dicitura ‘del merito’, affibbiata dal governo Meloni al Ministero dell’Istruzione, abbia causato non poche divisioni e polemiche.

Fondamentalmente, sul concetto secondo cui i meritevoli dovrebbero essere premiati si è tutti concordi. Le spaccature cominciano, in primis, considerando l’oggetto di questo merito. Ci sono stati notevoli battibecchi su chi dovrebbe essere valutato sulla base dei propri meriti: se gli alunni oppure il corpo docenti. Gran parte del dibattito si è concentrato sui primi, piuttosto che sui secondi.

Tra coloro che hanno apprezzato la nuova denominazione ministeriale vi è il presidente dell’Associazione Nazionale Docenti Francesco Greco, che accoglie il cambiamento come un tanto atteso traguardo. A suo dire, non sarebbe il focalizzarsi sui meriti in ambito scolastico a rendere la scuola classista – una delle principali critiche indirizzate alla cosiddetta “scuola del merito” – ma, anzi, le promozioni generalizzate. Con questa affermazione di primo acchito piuttosto forte, Greco sostiene che sia proprio la reticenza a bocciare gli alunni a rendere più marcate le differenze socioeconomiche all’interno delle classi. Di fronte a curricula d’uscita sempre più omologati, starebbe infatti alle famiglie degli alunni, con le loro diverse possibilità e capacità, l’occuparsi dell’inserimento dei propri figli, nipoti, cugini, nella società.

Ad accogliere con grande scontento questa dicitura, tra i tanti, sono il professore di letteratura italiana Nuccio Ordine e lo scrittore Paolo Giordano. I due si approcciano alla questione del merito scolastico da due angolazioni differenti. Il primo si concentra sulla tipologia di merito che verrebbe riconosciuta odiernamente, che guarderebbe a qualità come la velocità e l’efficienza nell’apprendimento. Indubbiamente ottime qualità, afferma il professore, ma dal sapore amaro. Sono infatti caratteristiche apprezzate in (e dunque indici di) una scuola mercantilistica di impronta neoliberista, nella quale gli studenti vengono considerati unicamente come futuri lavoratori. Una scuola-azienda dove le nozioni – e l’apprendimento delle stesse – è tanto più apprezzabile quanto è più spendibile nel mercato. Una scuola dove il focus si sposta sul futuro lavorativo dei propri ragazzi invece di concentrarsi sulla formazione di individui bilanciati, liberi e capaci di pensare con le loro teste. 

Giordano dipinge una visione ancora più avvilente. Per prima cosa, in modo non troppo diverso dal professor Ordine, sottolinea come meritevole al giorno d’oggi sia un sinonimo di adeguato. Adeguato agli standard, alle richieste e alle aspettative della società. Prosegue poi sottolineando come, in ottica di scuola del merito, l’adeguatezza scolastica venga associata alle possibilità di ascesa sociale come se questa non fosse strettamente intrecciata con le profonde diversità economiche e sociali vissute da ogni studente. Tutto ciò è da inserire in un contesto dove – un po’ per un fenomeno di idealizzazione della scuola della nostra giovinezza ed infanzia, un po’ a causa di un irrigidimento dell’istituzione in sé – vi è una grande distanza tra le famiglie e i docenti. Questa distanza genera diffidenza e sfiducia reciproca, creando difficoltà che vanno ad aggiungersi a quelle complessità sociali che la scuola si trova ad affrontare, tutto sommato, da sola.

Sola perché gran parte delle complessità sociali italiane vengono spesso tralasciate dalle altre istituzioni e dalla politica stessa, cosa che costringe la scuola ad assorbirle e farsene carico, arrancando ad ogni passo. Ne sono sintomi evidenti la dispersione scolastica, il crescente disinteresse nei confronti dell’educazione, gli indicatori che misurano la capacità di rielaborazione degli studenti in picchiata. Per non citare le problematiche che riguardano la sola edilizia scolastica, la precarietà economica e la mancanza di dignità sociale del corpo docenti. 

Pensare che questa situazione potrebbe essere risolta con rigide bocciature e la supremazia dei voti numerici vuol dire soffrire di un completo distaccamento dalla realtà. Oltre a creare un ambiente fondato sulla competizione pensando che questo in qualche modo possa rimettere in ordine la società, il sistema del merito nega la complessa varietà di forme di svantaggio che provano gli studenti, siano esse sociali, economiche, geografiche, emotive, familiari o cognitive. Significa rifiutarsi di riconoscere i diversi tipi di intelligenza di cui dispongono gli studenti e cercare di calcificare i loro percorsi educativi in linee rette che li renderebbero sempre più propensi a condurre una vita fatta di successi mediocremente standardizzati. Significa beatificare l’esclusività e la selettività di un’istituzione che è sempre stata di tutti e, soprattutto, per tutti.

[1] Giuliani, A. (2022). Tecnica della scuola. Il ministero del Merito significa più scuola-azienda e competizione sfrenata? Per il professore Nuccio Ordine sarebbe antieducativo. https://www.tecnicadellascuola.it/il-ministero-del-merito-significa-piu-scuola-azienda-e-competizione-sfrenata-per-il-professore-nuccio-ordine-sarebbe-antieducativo 

[2] Giordano, P. (2022). Il Corriere. La complessità a scuola e i miraggi del merito. https://www.corriere.it/opinioni/22_novembre_01/complessita-scuola-miraggi-merito-4361731e-5a0d-11ed-943f-15ed1af1dab5.shtml

[4] Bramati, M. (2022). Panorama. Il “merito” a scuola è un concetto giusto con un vocabolo pessimo. https://www.panorama.it/news/cronaca/merito-scuola-ministero-istruzione-nome

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