Esercitarsi a cadere è la formula
per disegnare sui propri volti
il ‘il sorriso dell’antitesi’
Dove notte e giorno si incontrano, Atlante si è arreso ma sorride fiero. Egli, il custode dalle possenti mani radicato sulla terra e il saggio padre e maestro delle rilucenti stelle Pleiadi, che da sempre sorregge sul capo e sulle spalle l’intera volta celeste, è caduto a terra cedendo a quell’enorme sforzo. La sua invincibile forza da pilastro dell’universo e da prima vertebra cervicale che unisce corpo ed anima, è venuta meno, vinta da un peso di un universo contemporaneo divenuto insostenibile. E ora che Atlante è caduto cosa ne sarà del mondo e della vita delle sue stelle? Cosa è quel sorriso sul volto di Atlante?
Cadere è un verbo che descrive un movimento, un’azione, un atteggiamento ed è solitamente accompagnato da un’accezione negativa. A livello letterale, cadere rimanda alla sfera del pericolo e del limite, infatti esso evoca sentimenti quali nostalgia, malinconia, tristezza eppure, se tentiamo di allargare la prospettiva, nell’atto del cadere vi è la fondamentale dimensione dell’esistenza che può alleggerire il peso di un mondo dimentico di se stesso: il sorriso dell’antitesi. Dall’alto della sua potenza, Atlante dunque se ne fa portavoce e ne diviene maestro: senza l’esercizio del cadere infatti nessun essere umano scoprirebbe la forza fragile di un sorriso da meteora che fa del cadere una scia di bellezza.
Atlante è il mitologico titano che, costretto per volere di Zeus, sorregge l’intero universo sulle sue spalle, essendone base certa e saggio radicamento. Nel linguaggio medico, però, con atlante viene indicata la prima vertebra della spina dorsale, quella che permette il sostegno e il movimento del cranio, strumento di connessione tra muscoli, pensieri, azioni ed emozioni.
La caduta di Atlante quindi rappresenta qualcosa di profondo che va a scuotere l’intero corpo di un mondo contemporaneo dimentico della sua radice e composto esclusivamente di pianeti di successo, performance e apparenza abitati però da esseri umani di carne e vene in cui scorrono quotidiane fatiche, delusioni e dolori. Nessuno di questi elementi tragici è ben accetto in questo mondo, anzi esso pretende che ogni caduta debba essere ammortizzata e ogni dolore gettato nel dimenticatoio: tutti quegl’individui, abitanti tra terra e cielo, corpi di azioni ed anime di sogni, tenuti insieme da un atlante che è radice e maestro dell’arte di cadere, non fanno altro che cercare di conformarsi a qualcosa che non sono, di rincorrere una salvezza che non fa per loro e una felicità effimera, dimenticando di sorridere. Quello contemporaneo è difatti un cielo fatto di enormi paracaduti che temono gli impatti e che, dietro un’inconsistente protezione, soffocano la reale vocazione di innumerevoli esseri umani: essere stelle umane, la cui traiettoria verso la vera felicità è il ‘sorriso dell’antitesi’.
La caduta di Atlante scatena un terremoto esistenziale: essa rappresenta l’hegeliano momento del negativo che scuote l’intelletto e mette a dura prova la coscienza infelice del mondo attuale, e che, pian piano, la trasforma in autocoscienza rinnovata. La resa di Atlante redime il mondo contemporaneo e lo apre alla preziosità dell’elemento tragico senza il quale non si comprenderebbe mai del tutto l’aspetto positivo, quella ‘comicità’ esistenziale che, come Atlante, porta a sopportare fatiche e dolori, sorridendo, perché è solo da quelli che si può raggiungere consapevolezza della propria vocazione, sintesi di positivo e negativo, dubbio ed incertezza, protezione e ferita. Esercitarsi a cadere è la formula per disegnare sui propri volti il ‘sorriso dell’antitesi’, strada verso la serenità, la tragicità comica per redimere il vero sole dell’esistenza, per spezzare i paracaduti e trasformare quei volti umani in stelle che brillano, esplodono e poi cadono facendo del negativo uno spettacolo celeste. Si dice infatti che Atlante fosse anche il padre delle Pleiadi, sette sorelle trasformate poi in stelle, e non è un caso: è lui che insegna e ricorda agli uomini come essere meteore di bellezza. Tale mitologica ma reale e vitale prima vertebra della spina dorsale insegna ad ognuno come usare consapevolmente la propria testa, come connettere interiore ed esteriore in un sorriso che deve far capolino nella tragicità, come fare di ogni scelta un’arte del saper cadere e non del saper rialzarsi, come l’attuale società insegna: importa infatti saper cadere, esercitarsi a farlo tramite il ‘sorriso dell’antitesi’, ovvero senza aver paura del ‘momento del negativo’, del crollo, della fatica, della paura dopo una vita di paracaduti che improvvisamente smettono di funzionare e abbandonano al vuoto e all’angoscia. La caduta di Atlante esalta la potenza del negativo e riconsegna senso e completezza ad ogni fragilità. Atlante è la metafora di un’anima che, attraverso un sorriso che nasce dalla crisi si libera da una società che ha reso il suo corpo un soffocante paracadute dimenticando la potenza del negativo come dimensione di meraviglia.
L’essere umano è una meteora che apprende l’arte del cadere ritornando alla sua anima-atlante. La meteora nasce da una stella, corpo gassoso fragile e che, poi, nell’impatto con un mondo di apparenza e di paracaduti che soffocano piuttosto che salvare, sa diventare anche meteorite pronto ad esplodere fra delusioni, fatiche e dolori, fino a cadere aggrappandosi ad un sorriso, scia di bellezza.
La resa di Atlante e di tutto l’intero universo è la rivoluzione di corpi ed anime che riattivano le proprie coscienze e il proprio pensiero ripartendo dalla tragicità per riscoprire il ‘sorriso dell’antitesi’ dell’esistenza, inteso quest’ultimo come sintesi, come interezza di una vita compiuta che è, come sosteneva Aristotele, raggiungimento della vera felicità.
Del resto non è un caso se, in molte sculture, Atlante viene raffigurato sereno nella sua fatica, con un sorriso dell’antitesi appeso alle labbra, quello che nasce dalla consapevolezza che cadere è atto di rinascita.
Per aspera ad astra!