Quando il mito antico si congiunge alla necessità razionale, partorisce sophia, la sapienza che non vuole tremare di fronte al dubbio. È nella Teogonia di Esiodo che compare per la prima volta la domanda filosofica: “donde viene ogni cosa?”. Essa vi trova una risposta mitologica: «primissimo fu il chaos, poi fu la terra dall’ampio seno […] e l’amore che eccelle fra gli dèi immortali».
Così ha inizio il sentiero filosofico sul quale, ancora oggi, noi ci incamminiamo. Al periodo cosmologico seguirà quello antropologico, ad esso l’ontologico [2] l’etico e il religioso. Ma quale profonda distanza segna la filosofia rispetto alla mitologia religiosa? Ne rimane evidente carattere nel suo nome; se quest’ultima è sapienza ‒ poiché il dio rivela al sacerdote ciò che è stato e, a volte, ciò che sarà ‒ la filosofia non contiene in sé sophia che come anelito inesauribile: colui che ama la sapienza ne va in perenne ricerca, e saggia, come un cercatore d’oro, la sua autenticità rispetto agli altri ingannevoli metalli.
La prima oncia d’oro da scoprire è, naturalmente, l’inizio; ma non un cominciamento qualunque: l’arché di ogni cosa.
Esso è origine, sostanza, natura, essenza, causa di tutto ciò che esiste; furono per primi l’acqua, l’illimitato, l’aria, la guerra, il numero e l’atomo. Con Parmenide la domanda si rese ultima ed inesauribile; l’ontologia, il discorso intorno all’Essere in quanto essere, divenne il fondamento della ricerca filosofica:
Per compiere una simile ricerca è necessario essere preparati; si deve portare con sé buoni strumenti che aiutino a proseguire. Il compito è quello di manifestare la voce del lógos, del discorso vero, innegabile e incontrovertibile. Anche il “pensare” richiede, come ogni cosa, allenamento e arte, che con il tempo rendono matura e feconda la naturale disposizione. Per questo nascono la logica e la teoretica: il pensiero che pensa il Vero è il pensiero retto e corretto. Esso poggia su principi che non possono essere messi in discussione, poiché sono quelli che consentono il pensare stesso: le regole a priori che rendono possibile ogni comprensione. Il primo di questi, ci insegna Aristotele, è il principio di non contraddizione, che è firmissimum poiché né dèi, né uomini lo possono far vacillare. Così viaggia il filosofo alla ricerca della sapienza: la verità come guida e la razionalità come compagna.
A chi crede che la filosofia si costituisca come ricerca senza scopo, che essa non abbia metodo, che si tratti di una lunga sequela di opinioni discordanti, tutte con il medesimo valore; a chi ritiene che in filosofia valga il principio di autorità, che essa sia soggettiva a fronte dell’oggettività scientifica, che essa si limiti a giustificare l’evidenza; a chi pensa che in filosofia esista solo l’astratto, che essa e la vita siano opposti come il fittizio e il reale e che i filosofi si dedichino all’esposizione delle loro turbe sentimentali personali con la pretesa che esse siano universali, a tutti costoro è necessario dire una volta per tutte: voi vi ingannate! Usate una parola della quale non conoscete il significato.
In filosofia si cerca la Verità, ed essa possiede questa forma: la Verità è l’innegabile, perché persino chi volesse negarla sarebbe costretto a riaffermarla. Non esiste una risposta probabilistica e non vale l’inferenza alla miglior soluzione – il modo in cui lavorano le scienze: la Verità è universale, originaria ed incontrovertibile. E questo non perché la sua negazione è indimostrabile, o poco probabile: essa è impossibile, poiché il suo stesso esser possibile implicherebbe il suo riaffermare la verità della quale vorrebbe essere negazione.
A questo punto dovrebbe esser chiaro ciò che forse prima non lo era: far credere che basti un po’ di riflessione su di sé e sul mondo per “fare filosofia” è uno spregevole inganno. Essa richiede tempo, fatica, studio e allenamento: una grande conoscenza della storia del pensiero filosofico, una grande competenza nel ragionamento, acquisita con lungo esercizio, e l’abilità di tenere assieme il proprio esser sé individuale con il tendere verso la Verità assoluta (che incorpora ed oltrepassa le umane contingenze); la chiave che conduce al tempio di sophia non può esservi venduta un tanto a pagina.
Il nostro desiderio è di incamminarci assieme a voi, per fare uso comune delle conoscenze e degli strumenti che, nel corso dei nostri studi, abbiamo acquisito e raffinato a questo scopo. Non saremo noi a fare la strada al vostro posto, ma cercheremo di darvi tutto ciò che è necessario per percorrerla assieme, senza scorciatoie improbabili o inganni fuorvianti.
Tenteremo, al meglio delle nostre capacità, di uscire dalla condizione della profanità, di entrare nel tempio ‒ quel tempio che è la nostra stessa esistenza, il pensare e l’essere – per compiere assieme, se lo vorrete, una parte di quella strada che è il filosofare e vale una vita intera.
[1] Esposizione preliminare o introduttiva dei principi fondamentali di un discorso.
[2] Lo studio “dell’Essere in quanto essere”, ovvero ciò che accomuna tutto ciò “che è”, ossia il fatto di “essere”