Assumere o far nascere il pensiero divinità significa apprendere una mentalità ‘oltrepassante’ che si fa emicrania improvvisa, forte e snervante sul cranio della contemporaneità
Ferita cognitiva e orizzonte, oracolo di enigmatici elementi divini incastrati in fragili e potenti reti di processi cognitivi, sede di una dimensione ulteriore, oscura ma attraente e luogo di origine della dea Atena: la mente. Essa consegna ad ogni fragile essere umano la consapevolezza della dimensione ulteriore che lo costituisce e si rende scalpello e collante tra etica, tecnologia e linguaggio.
Secondo la mitologia classica, Atena, la dea della sapienza, delle arti e della guerra, nacque dalla mente di Zeus che, in seguito ad una tremenda emicrania, ordinò ad Efesto di spaccargli la testa con un colpo d’ascia: da quella ferita nacque Atena, anima spirituale e contenitore intellettivo, emblema di un pensiero sempre in marcia e di un’azione ben studiata e per questo saggia.
Atena rappresenta dunque un ‘pensiero divinità’ che nasce da una ferita cognitiva, dolore e divisione che oltrepassa il senso comune e diviene cifra del cambiamento. Ma cosa è dunque tale ‘pensiero divinità’[1] ? Da cosa è caratterizzato?
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Il ‘pensiero divinità’ è combattivo e critico, è quello che si radica nel cranio e sfrutta l’eccezionale plasticità del cervello, quello che vive nelle sfumature e negli angoli oscuri della mente e che si fa ‘mal di testa’ insistente che spezza in due ogni essere umano. Esso divide, ferisce il cranio perché si intrufola per scombussolare il certo e il già dato, per confondere ogni sicurezza e spezzare ogni pregiudizio. Il pensiero divinità quindi rende ogni essere umano ‘disperato’, cioè diviso in due, dunque molteplice internamente ed esternamente, perché costituito da una ulteriorità che attende solo di essere scoperta, illuminata, descritta e incarnata. Assumere o far nascere il pensiero divinità significa apprendere una mentalità ‘oltrepassante’ che si fa emicrania improvvisa, forte e snervante sul cranio della contemporaneità, tanto da riuscire a spezzare ogni singolarità per aprirla alla bellezza della complessità di se stessa e della realtà, per rileggere ogni ambito di vita con lo sguardo di Atena, da attento e combattivo custode d’esistenza, sua carezza responsabile e potente perché fragile. Tale pensiero deve divenire la guida ‘oltrepassante’ di ogni processo cognitivo e di ogni azione, affinché l’umanità e la realtà possano cambiare rotta e trasformarsi.
Questo pensiero è caratterizzato da tre saldi principi che derivano dalle caratteristiche della dea Atena e che esso trasmette a chiunque lo assume come nuova mentalità per rinascere come costruttore combattivo di una nuova mentalità. Tali principi sono: il contemplare, il saggiare e l’usare la spada.
Contemplare deriva etimologicamente dall’unione delle parole cum e templum, quindi, letteralmente, si traduce “per mezzo dello spazio cielo” e viene ad indicare insieme lo strumento e l’orizzonte: esso rappresenta dunque un momento in cui, per mezzo di una sospensione, si riesce a chiarire il senso profondo di ciò che si sta vivendo. La contemplazione è la sospensione che conduce ad un rischiaramento. Il pensiero divinità quindi è contemplativo perché, dividendo in due il cranio di una contemporaneità alla deriva di se stessa, riesce a fare di questo ‘naufragio’ un momento utile per sospendere, per tornare a pensare, spegnere le luci e poi ripartire. Come Atena, che unisce in sé spirito di battaglia e insieme di sapienza, quindi, esso fa nascere uno spazio per contemplare la realtà prima dentro se stessi, poi fuori attraverso l’azione.
Saggiare invece significa valutare approfonditamente, sondare attentamente, scandagliare dettagli come un chimico che va alla radice di ogni elemento. È un verbo centrale che indica la capacità di affrontare ogni situazione pratica per mezzo dello ‘sguardo sul profondo’, un guardare oltre e al di là per agire e incidere sulla realtà. Come Atena che nasce ‘sconvolgendo’ la normalità, facendosi immagine e strumento di una nuova mentalità che spacca la mente dell’umanità, saggiare è anche l’atteggiamento di chi si fa continuamente ‘pungolo’ che suscita dubbi, critica costruttivamente, mette in discussione ogni luogo comune e certezza, di chi dunque usa il pensiero come arma del profondo e diviene guerriero che, come Atena prima di intraprendere ogni battaglia, contempla prima il dentro per l’esterno, per conoscere sé e il suo avversario e poi saggia pericoli, limiti e potenzialità, frantumando ogni dettaglio con lo ‘sguardo del profondo’ così da catturare l’oltre e farne materiale per forgiare la sua spada ed incamminarsi così verso la battaglia dell’esistenza.
In ultima istanza, il pensiero divinità introduce infatti ogni soggetto all’arte della spada che deriva strettamente dalle caratteristiche precedenti, il contemplare e il saggiare. Tale spada rappresenta infatti l’intelletto, il suo senso molteplice e complesso e la sua potenza che invade ogni elemento del reale, unica arma per districarsi nel mondo e trasformarne tutti gli ambiti: mondo fisico e spirituale, biologia e psicologia, etica e tecnologia, relazioni e distanze, umano e digitale. Se ci soffermiamo a riflettere sui riti di investitura del cavalierato, la spada con la sua lama abbraccia e, nel contempo, minaccia il soggetto: l’intelletto protegge ed uccide, nel senso di penetrare e sconvolgere un ordine stabilito spezzandolo in due per farlo rinascere. Per questo, da intus-legere (leggere nel profondo, catturare) e dal termine greco nous (potenza che organizza il caos, che dà senso) l’intelletto è quindi la spada del pensiero divinità che, trafiggendo, contemplando e saggiando, apprende l’arte del combattimento per la rivoluzione esistenziale della mentalità contemporanea.
Quindi il contemplare, il saggiare e l’arte della spada sono le caratteristiche del pensiero divinità, quello da incarnare per apprendere una mentalità ‘oltrepassante’ che, come la dea Atena, si fa fenice di un cambia-mento che deriva da una profonda ferita, dolorosa ma necessaria per ripristinare il database delle menti di ogni singolo essere umano e quindi dell’intera umanità e per dare così nuova forma al cervello della contemporaneità, spezzandolo in due, confondendolo, trasformandolo attraverso una commistione di esistenze che diventano saggi e contemplativi guerrieri del cambia-mento.
[1] concetto tratto da Mazzucchelli C., Manzi N., Oltrepassare. Intrecci di parole tra etica e tecnologia, Delos digital, pp.86-94.