Il ministero
della follia

'Sirene-Grande Fratello'
e bispensiero

Nausica Manzi
Filosofia


Il 
bispensiero è il mare in cui la mentalità contemporanea affoga e lo sguardo del Grande Fratello è ogni ‘sirena’ che, con il suo canto, attira gli esseri umani e poi li divora.

 

Schermi illusori la cui violenta luce perfora le pupille e si intrufola fin dentro le ossa, un virus che con i suoi paradossi tormenta le anime, una voce che richiama all’ordine: immagini  di una realtà governata da un ministero della disumanità agli ordini di un Grande Fratello, nella quale gli esseri umani lottano per tenersi stretti all’albero maestro, ma che, alla fine, inebriati dal canto delle sirene, si perdono tra verità e menzogna, tra fare e disfare, tra essere e non essere. 

Mantenete le distanze! Sedetevi però comodamente su un autobus pieno di viaggiatori da tutto il mondo. Indossare la mascherina è un dovere sociale! Sì, ma abbassatela senza impedimenti in mezzo alla folla. Siete liberi di pensare e di agire! Ah no, c’è prima un’iscrizione obbligatoria alla logica del conformismo e dell’unilateralità. Siate sempre voi stessi! In realtà, sai, l’identità è una cosa così retrograda…

Bispensiero, termine coniato da George Orwell nel romanzo 1984 per indicare l’azione di un governo totalitario con l’obiettivo di controllare e mutare l’umanità. Eppure non si tratta di fantascienza, il bispensiero è il mare in cui la mentalità contemporanea affoga e lo sguardo del Grande Fratello è ogni ‘sirena’ che, con il suo canto, attira gli esseri umani e poi li divora.

“Sapere e non sapere; credere fermamente di dire verità sacrosante mentre si pronunciano le menzogne più artefatte; […] fare uso della logica contro la logica; rinnegare la morale proprio nell’atto di rivendicarla; credere che la democrazia sia impossibile e nello stesso tempo vedere nel Partito l’unico garante; dimenticare tutto ciò che era necessario ma, all’occorrenza, essere pronti a richiamarlo alla memoria […] essere pienamente consapevoli nell’indurre l’inconsapevolezza e diventare poi inconsapevoli della pratica ipnotica che avevate posto in atto”.[1]  

Il bispensiero è uno strumento di controllo e di potere racchiuso in uno sguardo che perseguita gli esseri umani, invisibile e visibile, umano e digitale; è una voce che condanna: «Era una di quelle fotografie prese in modo che gli occhi vi seguono mentre vi muovete. Il Grande Fratello vi guarda»[2]   .Il bispensiero,  modalità che il mondo contemporaneo ha incarnato, è ignaro del vero pensare, ma ha la forza di incantare ogni individuo: è voce di sirena, mitologica creatura dall’apparente dolce aspetto femminile e suono asfissiante che mette in allerta, che nasconde sempre un’essenza di oblio, paura e morte. Quante ‘sirenegrande fratello’ divorano ogni giorno, a poco a poco, il mondo contemporaneo? Come si combatte il bispensiero? Tramite il ministero della follia.

I ‘ministeri’, gli organi con cui, in 1984, il Grande Fratello gestisce lo Stato, rappresentano precise modalità con cui il bispensiero dilaga nella modernità. In Orwell, esso si serve innanzitutto del ministero della Pace per sottolineare l’utilità della guerra. Oggi esso rappresenta la logica del dominio, il cantare a squarciagola come le sirene per salire sul podio schiacciando un’umanità già profondamente ferita: «Se vuoi vedere un’immagine del futuro, immagina uno stivale che schiaccia per sempre un volto umano»[3]. La logica del dominio è la corsa sfrenata al divenire il più in ogni settore, il padrone di ogni anima e respiro, è l’imporsi per uccidere l’umanità racchiusa dentro ogni singolo essere umano, è la trappola di uno schema di pensiero delirante che coinvolge tutti: anche chi crede di dominare sugl’altri è una vittima della sua stessa logica! Dominare è voler raggiungere il proprio interesse anche pagando con carne e respiro umani, per poi ritrovarsi ingarbugliati in un vicolo cieco.

Il bispensiero inoltre utilizza anche il ministero dell’Amore, psicopolizia adibita al controllo e soprattutto all’indottrinamento dei singoli: esso oggi è la deviante sorveglianza, che indica quella libertà che concretamente non esiste. La deviante sorveglianza è l’occhio della società omologante e illusoria che cancella e ferisce chiunque sia “diverso”, chiunque abbia il coraggio di pensare diversamente: essa è lo sguardo della sirena-grande fratello che penetra le anime fino a spezzarne le componenti originali per farne formati identici e non pensanti, freddi ingranaggi di una catena di montaggio ripetitiva e che cancella ogni sfumatura di bellezza. Sorvegliare non per custodire e far rinascere, ma per deviare: prosciugare i fiumi del pensiero e spegnere la luce delle stelle d’essenza profonda e dirompente nel cielo interiore delle singole esistenze: «La faccia dai baffi neri riguardava da ogni angolo»[4].

Il bispensiero si serve anche del ministero della Verità per cancellare il passato e modificare il presente. Questo rappresenta oggi la menzogna: ogni ambito della realtà è illusorio, niente è come dicono o come sembra, tutto soffoca un senso costitutivo. Il canto delle sirene è colmo di parole, false promesse, che raccontano di una realtà inesistente ma affascinante perché si finge rivolta al futuro, che è in realtà strada verso l’oblio di un ‘che sarà’ ripetuto all’infinito nell’imbuto dell’impassibilità e dell’indifferenza. Il bispensiero è menzogna che si vanta di essere verità: si pensi al linguaggio moderno, all’uso di termini senza farne risuonare vero significato, come ‘libertà’, ‘azione’ o ‘diritto’. La menzogna è sirena-grande fratello che canta per coprire l’urlo di disperazione di un’anima che combatte.

Infine, in Orwell, il bispensiero utilizza anche il ministero dell’abbondanza, che oggi rappresenta la vuota ricchezza: si è ricchi se si accumulano denaro e successo perdendo però fragili e forti cardiogrammi di vite. La vuota ricchezza è lo sguardo di sirene-grandi fratelli che si impone come potente illusionista di cuori ma che ha dimenticato il proprio. La vuota ricchezza è quella di chi crede di avere nel sacco l’intero mondo ma che, quando lo apre ne scopre, al fondo, soltanto uno specchio che riflette i suoi stessi occhi, un vuoto che lo fa tornare a se stesso. 

Come si può rinnovare la realtà? Ecco che si rende necessaria l’apertura nella contemporaneità di un nuovo ministero, quello della ‘follia’. Il ministero della follia è quello che ricostruisce il vero pensare, che si veste di coraggio e affronta il dilagare scellerato del bispensiero in tutte le sue forme. La follia indica uno stato di alienazione mentale, un andare fuori dagli schemi considerati normali. La follia assume solitamente una connotazione negativa: il folle è colui che devia dalla normalità, che, nel suo disordine, deve essere ricondotto all’ordine. Ma chi è che decide cosa sia normale? Ogni ordine poi non nasce da un disordine? Non è forse necessario quindi fare di un disordine ordinato la base per ripartire? È ciò che insegna Ulisse il quale, per accontentare la sua curiosità, si fa legare all’albero della nave, e non appena inizia a sentire il canto delle sirene, tra compagni che remano imperturbabili con la cera nelle orecchie, entra in uno stato di follia, «cenno ai compagni fea, che ogni legame fossemi rotto»[5], condizione che si contrappone al ‘normale’ procedere dei compagni, all’immobilità della cera, simbolo di indifferenza e paura che soffoca l’identità. Ulisse sceglie di voler essere fuori dalla normalità del mondo per comprenderlo meglio e affrontarlo ripartendo dalla radice di sé: «L’insensato ricava un’autentica saggezza andando incontro alle cose e affrontandole da vicino»[6]. 

La follia è uno stato di alienazione positiva da incarnare per sconfiggere il bispensiero. Il ministero della follia agisce contro la mentalità corrente fatta di ‘sirene-grande fratello’, logica del dominio, deviante sorveglianza, menzogna e vuota ricchezza: politica scellerata, economia che dimentica il valore, società intrappolata nella casa di carta del controllo identitario e del conformismo, vita tecnologica che è specchio della crisi umana, virus di paradossi. Dunque, in un quadro così complesso prodotto dall’uso distorto della ragione, l’unico modo per tornare al vero pensare è essere folli, ovvero dotati del coraggio di assumere una mentalità nuova: il ministero della follia è ciò che forma artisti d’esistenza che non si piegano alla logica del continuare a navigare con le orecchie tappate per scansare il pericolo delle ‘sirene’, ma che, radicandosi al fulcro dell’esistenza, lo affrontano con folle saggezza; artisti di sguardi teneramente rivoluzionari che non temono gli occhi del Grande Fratello perché vòlto che reclama attenzione solo per poter riavere esso stesso una ridefinizione della sua identità. La follia trasforma il vòlto umano, sotto lo stivale delle ‘sirene-grande fratello’ che vuole schiacciarlo, in una saggia pietra d’inciampo, che lo fa volare verso un oltre che ridona dignità ad un’umanità ora inesistente.

[1]  George Orwell, 1984 (1949), Milano, Mondadori, 1950, p. 50.

[2]  Ivi, p.25. 

[3] Ivi, p. 30.

[4]  Ivi, p. 1. 

[5] Odissea, Libro XII, 256-257.

[6] Erasmo da Rotterdam, Elogio della follia, ed. Fabbri, 1996, p.80.

Ti è piaciuto l’articolo? Lascia qui la tua opinione su La Livella.

Did you enjoy the article? Leave here your feedback on La Livella.

Share on facebook
Facebook
Share on twitter
Twitter
Share on linkedin
LinkedIn
Share on email
Email