Credo che, oggi, la poesia abbia utilità solo per i giovani sognatori, i vecchi illusi e i privilegiati.
Il pensiero, ed in questo caso s’intende il pensiero poetico, necessita di tempi lunghi sia per generare il suo nucleo primigenio, sia per nascere e manifestarsi in qualsiasi forma al di fuori della mente che l’ha partorito. Ed ancora, una volta generato esso deve ritornare al suo creatore come altro da lui, come qualcosa di affatto diverso. Affinché questo ciclo vitale del pensiero sia completo, nella finitezza dei suoi piccoli o grandi eureka, sono necessarie le virtù dell’alchimista e dell’artigiano: bisogna avere la pazienza del pasticcere! Si parla, naturalmente, della piccola pasticceria, non del fare pasticci.
Io non credo, come talvolta si sente annunciare dai nostri aruspici della tecnica, che le scienze dure abbiano in qualche modo sostituito quelle dello spirito. Credo invece che, più semplicemente, quest’ultime oggi siano in larga parte non più utili. Lasciate che mi spieghi meglio. Nella quotidianità odierna l’essere umano è sommerso da una mole tale d’informazioni d’ogni tipo, che rimangono solo piccolissimi spazi per il ‘porsi delle domande’, e quest’ultime fuggono come un pesce fra le foreste d’alghe. La percezione inconscia è che tutto sia già spiegato, o per lo meno spiegabile, che sia tutto definibile e misurabile, comprensibile e verificabile; nonostante questo, rimane vero che non possiamo che essere contenti dello status quo dei nostri tempi. Sono, non me ne voglia la mia madre Filosofia, un’ammiratrice del benessere generale che le scienze hanno prodotto, soprattutto quelle loro realizzazioni che hanno condotto l’umanità ad una maggiore consapevolezza etica e diffuso un tenore di vita più alto.
Possiamo però, date queste ultime considerazioni, concludere: “sì, siamo soddisfatti così, e giaccia nel sepolcro quel pensiero poetico che utile non è più”? Mi s’intenda: quando scrivo pensiero poetico voglio dire ‘pensiero umanistico’.
Dal canto mio, ho naturalmente percepito, come molti, la forte crisi del sistema; in particolare quando sono stata trascinata nel gorgo turbolento di un mondo che non ha più tempo per la delicatezza. E tutto questo accade mentre lavoro senza sosta per circondarmi, nella mia vita, di anime sensibili – non a caso misi me per l’alto mare aperto, arruolando e dirigendo questa mia folle, improbabile, meravigliosa ciurma sul vascello chiamato LaLivella.
Credo che, oggi, la poesia abbia utilità solo per i giovani sognatori, i vecchi illusi e i privilegiati. Quest’ultimi sono gli esseri umani educati alla sensibilità, che per questo la possono esercitare nel quotidiano, refrattari alle tempeste di sabbia e cenere della superficiale società dei consumi; essi, però, certo ne godono, ma non contribuiscono un gran ché alla sua sopravvivenza.
Tuttavia, miei cari lettori, non cadiamo in ginocchio, in preda ad una disperazione nichilistica. Come già vi ho raccontato prima, il tempo delle umane cose ha una natura ironicamente e sfacciatamente ciclica.
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