Bergamo è sensibile,
ruggente e vincente.

Intervista a Nadia Ghisalberti,
assessora alla cultura della
città di Bergamo.

Veronica Berenice
Attualità

La scelta di intervistare Nadia Ghisalberti (Bergamo, 1958) parte dalla volontà di narrare storie di donne che hanno contribuito e contribuiscono a generare bellezza attorno a se. È il caso dell’assessora alla cultura, ruolo che lei ricopre con grazia anche quando si parla di fare cultura nell’anno corrente in una città che è stata sotto l’occhio del ciclone, Bergamo.
La nostra chiacchierata parte con alcuni spunti che precorrono l’incriminato 2020 cercando di capire come si possa diventare una donna con un ruolo nella politica applicata alla cultura, in un’Italia che spesso non lo rende certo un compito facile.


Nadia è laureata in scienze biologiche e se si volesse descriverla in poche battute le farebbero corredo: arte, professionalità, politica, famiglia. Da subito mi propone una riflessione su come, nella sua vita, abbia imparato la fondamentale importanza del cambiamento se si vuole ottenere risultati diversi e così facendo mette in pista, senza troppi fronzoli, le mosse che vuole compiere per l’ambizioso obiettivo di Bergamo: capitale della cultura 2023.

Un auspicio di qualità del made in Italy in opposizione al mito della quantità.

 

Il focus principale è stato dedicato alle piccole e medie organizzazioni culturali – oltre agli obblighi istituzionali – giacché è quello il luogo dove si genera la spinta artistica di una città. Mi racconta di come le abbia cercate in ogni quartiere e di come si sia mossa nel far loro capire che è fondamentale non solo avere un direttore artistico ma anche un direttore amministrativo per poter davvero muovere un passo fuori dalla stagnazione che spesso investe la cultura italiana.
L’assessora sottolinea inoltre come si sia creata una rete invisibile tra le associazioni in quanto la creazione di un progetto comune è fondamentale per i bergamaschi -ma il suggerimento vale per tutti- nel presentarsi in una veste unita come rappresentanti della cultura. Tra i nomi che le sento citare, compare il compositore d’opera ottocentesca, Donizetti, che è il fulcro dell’ambiente culturale di Bergamo, il quale, conosciuto maggiormente all’estero, richiama l’attenzione ad un pubblico internazionale verso la lirica italiana.
Da qui le iniziative che ricercano un turismo sempre più riflessivo e capace di cogliere con intelligenza le bellezze locali. In un qualche modo rimarcando un auspicio di qualità del made in Italy in opposizione al mito della quantità.
Fare cultura in un periodo di pandemia è diventato anche sinonimo dello stare all’aria aperta ma non può mancare, secondo Nadia, lo sguardo alle stagioni invernali in cui i templi della cultura rimarranno tagliati fuori e le grandi mostre saranno sempre più danneggiate dai pochi biglietti venduti. Per confrontarsi con la problematica del “far quadrare i conti”; bisogna saper avanzare uno sguardo più propositivo: certamente si potranno proporre iniziative Web ma non ci si illuda che basti trasferire un contenuto dal reale al digitale affinché questo venga capito, apprezzato e quindi anche acquistato e sostenuto. Non è certo la foto dei quadri che può sostituire l’esperienza della visita ad un museo!
La necessità è piuttosto quella di creare figure di interpreti e traduttori del contenuto artistico calato nel Web e queste traduzioni devono essere un impegno di prima linea poiché di quel contenuto si dovrà fare un’esperienza all’altezza. Mi prendo la briga di aggiungere che lo stesso vale per l’ambito della lettura.
Il tono di voce, la sicurezza e la passione che percepisco durante il mio colloquio con l’assessora Ghisalberti non consente di dubitare del fatto che farà tutto ciò che è in suo potere affinché si gettino basi solide sulle quali costruire e dalle quali tutti potremmo prendere esempio ed in fondo è ciò di cui si ha bisogno.
Quel che in battuta finale ci lasciamo come tema aperto è se sia davvero possibile tradurre l’esperienza corale e della molteplicità dei sensi coinvolti quando si assiste ad una mostra, ad un concerto o ad un’opera teatrale. Come dice bene l’assessora, siamo ancora abbastanza sensibili da capire la differenza tra uno spettacolo dal vivo ed uno visto dal divano di casa. Quel che in cuor mio voglio e spero è di conservare questa sensibilità, indipendentemente da tutto.

Grazie a Nadia Ghisalberti per il tempo dedicatoci e per le riflessioni ispiratoci.

La direttrice,
Veronica B.