Pluto e Dioniso

a Dubai

Veronica Berenice
Editoriale

 

Nell’aver costruito un’ideale di società dove l’unico motto è “divertiti, fotografati, postati” le esperienze per cui si paga sonore cifre sono solo inganni di Dioniso per assicurarsi la vittoria. Giacché Dioniso non chiede fedeltà, se la prende.  E che tu lo voglia, o meno, l’unica moneta che Dioniso conosce è la follia

 

I cittadini degli Emirati Arabi di certo potrebbero essere fieri dei diversi risultati, anche se spesso di natura economico-speculativa, che il loro paese ha conquistato negli ultimi cinquant’anni; ne danno la riprova i turisti ed i “cercatori di fortuna” che da tutto il modo si riversano all’interno dei loro centri commerciali.

Il motto locale è “fail fast”, ossia ‘fallisci velocemente’: se si considera il fallimento come evento certo ed è meglio che esso accada prima che si abbia investito ulteriormente nell’ordine di energia, tempo e neanche a menzionarlo, denaro.

Come qualsiasi motto o proverbio, anche questo fornisce, ad un livello più profondo di interpretazione, le chiavi di lettura della cultura da cui proviene, un luogo nel quale i grattacieli crescono con la rapidità dei funghi dopo una pioggia e spariscono altrettanto rapidamente nel caso si incontrino difficoltà di qualsivoglia sorta. 

Quando però si decide per uno slancio nel futuro, come Dubai ha evidente fatto, alcuni potrebbero suggerire un breve ma intenso sguardo al passato; giacché per chi è un habitué del ‘guardare indietro’, è noto come la storia sia circolare e che Pluto, dio ctonio della Ricchezza, non ha affatto la fama d’essere un dio benigno. 

Ci ritroviamo, con un balzo millenario, nella Grecia dei miti, ed è proprio qui che la figura di Pluto viene resa nota e celebre nella cultura occidentale. La sua natura si avvicina al sottosuolo di Ade, tanto da venirne considerato figlio (dibattito mai esaurito) e per questo si intorbidisce la purezza della sua prima mansione: presiedere all’abbondanza dei raccolti. È una divinità che vediamo in divenire, scusate il bisticcio di parole, la quale possiede e distribuisce ricchezze che, in questa seconda fase, sono però generiche e non più legate alla terra. Pluto porta su di sé una maledizione impostagli da Zeus che lo rende sia magro che grasso, sia giovane che vecchio e seppur alato, esso è infine cieco. Cieco perché può arricchire più volte la stessa persona ed essere dimentico di altri; tanto che potremmo, senza troppe remore, arrogarci il diritto di dire che è un dio iniquo.

Votarsi dunque ad un dio il cui intervento è tanto succube della sorte e del caso potrebbe sembrare quantomeno poco avveduto, ma si tratta di un tipo di saggezza del quale siamo ormai dimentichi, immersi in un mondo nel quale la rincorsa alla conquista economica, anche nel suo aspetto più feroce,  è presentata come il perno attorno al quale deve ruotare la nostra intera esistenza. 

Porterò ad esempio di nuovo Dubai, non per accanimento personale ma solo per attribuire alla Città Sul Deserto un giusto primato. Tra i tanti oggetti che si possono acquistare a Dubai vorrei prendere in considerazione il più piccolo, proprio perché è dove le cose sono semplici che si manifesta più chiaramente la verità: i magneti, souvenir per turisti, a mo’ di replica di un mattonino d’oro, sono il simbolo stesso della presenza onnipervasiva del dio Pluto, della sua vittoria sulla città.

Degli altri dei figli di Zeus che risiedono nel sottosopra (Ade) scorrazzano a Dubai ad insaputa sia degli ignari Expat che dei Locals, troviamo con sorpresa Dioniso, divinità che tutti conosciamo per le devastazioni dei suoi peregrinaggi. Eufemismi a parte: è ovvio che conosciamo Dioniso come divinità dell’eccesso e del vino (ed in quanto veneta ne so qualcosa) ma potrebbe risultar scomodo immaginare Bacco, così nominato nel mondo teologico dei Romani, lì dove i piaceri dell’uva fermentata sono considerati peccato.

Eppure, lui c’è, in ombra ed in luce, ardente più che altrove perché nulla come una sregolata festa può render deboli ed insicuri rispetto alle decisioni fondamentali dell’esistenza. Nell’aver costruito un’ideale di società dove l’unico motto è “divertiti, fotografati, postati” le esperienze per cui si paga sonore cifre sono solo inganni di Dioniso per assicurarsi la vittoria. Giacché Dioniso non chiede fedeltà, se la prende. Nel donare all’umanità la sua bevanda preferita Dioniso porta in sé una duplicità ingannatrice che il mondo greco ben conosceva. Questa duplicità, sincronizzata nel presente, è la possibilità di alcuni rispetto ad altri di vivere una vita dionisiaca e di promuoverla come modello a cui tendere, che tu lo voglia o meno. E che tu lo voglia, o meno, l’unica moneta che Dioniso conosce è la follia

È evidente che parlare di luoghi dove la democrazia ancora ha appena fatto capolino è difficile, le contraddizioni sono molte anche dove essa è una stanca, seppur sempre combattiva, compartecipe agli eventi. Capire da dove derivano i propri modelli e i presupposti sui cui poggiano le società che incontriamo, spero aiuti a de-mitizzarne la pretesa di modernità o di futuribilità con la quale veniamo indottrinati, rimanendo certamente prodighi nel valorizzare ciò che la disperazione di molti permette ad alcuni ‒ tra cui tutti coloro che leggono e certamente chi scrive ‒ le maggiori comodità possibili e di essere tutti un pochino meno attenti.

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