Russia – Ucraina. Approfondimento storico

Sara Montesel
Attualità

Come si è arrivati a riportare la guerra in Europa?

Dichiarando di volersi affidare alla diplomazia per evitare un conflitto e ribadendo questo concetto a più riprese, Mosca ha guadagnato tempo. L’epilogo, tuttavia, appariva già scontato a coloro tra noi che avevano seguito le gesta di Putin in anni recenti e che ne avevano intuito la strategia comunicativa e il modus operandi. Così come appariva altrettanto limpido che dichiarare repubbliche popolari Donetsk e Lugansk costituisse una mera precostituzione di un’occasione per procedere ad un’invasione su vasta scala.
Così, nella notte tra il 23 e il 24 febbraio, la Russia ha invaso l’Ucraina e azzerato in poche ore le sue difese missilistiche. 

Come si è arrivati a riportare la guerra in Europa? Ripercorrendo la storia recente, si ricorderà che nel 1991 l’Unione Sovietica si scioglieva e Mosca veniva privata di quattordici delle repubbliche che fino ad allora avevano fatto parte della Federazione Russa. L’Ucraina è stata indubbiamente la perdita più sofferta.

La crisi cui oggi assistiamo ha avuto origine nel novembre del 2013, quando Viktor Janukoviych ha scelto di non sottoscrivere un accordo di libero scambio e di associazione politica con l’UE, preferendo rafforzare le relazioni con Mosca.

La risposta civile è stata particolarmente violenta: in piazza Maidan migliaia di cittadini ucraini hanno protestato chiedendo le dimissioni del presidente ucraino filorusso, accusato peraltro di essere il responsabile della crisi economica in essere. Le proteste hanno raggiunto il loro apice nel febbraio 2014, e la risposta governativa è stata una repressione violenta con l’uccisione di decine di manifestanti. 

Il presidente ucraino, messo in stato d’accusa dal Parlamento, ha deciso di fuggire a Mosca dando avvio a una nuova fase di instabilità.

Poco dopo in Crimea, territorio autonomo ucraino popolato maggiormente da cittadini russi, il governo locale palesava la volontà di separarsi da Kiev e chiamava i cittadini a votare un referendum sull’adesione alla Federazione Russa. All’unica domanda “Approvi l’Atto di Dichiarazione di Indipendenza dell’Ucraina?”  votarono 31.891.742 (l’84.18% dei residenti) e tra di essi 28.804.071 (il 90.32%) votarono “Sì”. La consultazione venne tuttavia ritenuta illegittima dall’Ucraina, dall’Unione Europea e dagli Stati Uniti. 

Successivamente, nella primavera del 2014 i separatisti filo-russi hanno occupato le aree industriali di Donetsk e Luhansk, nella regione del Donbass, dichiarandole indipendenti da Kiev. Gli scontri che ne sono seguiti hanno trovato una conclusione solo nel settembre dello stesso anno con l’accordo di pace siglato a Minsk, dopo aver causato la morte di circa quattromila persone. Nonostante l’accordo di pace, i recenti avvenimenti avevano minato irrimediabilmente la stabilità delle relazioni internazionali con l’occidente. Infatti, mentre la Russia sosteneva l’illegittimità del governo di Kiev e condannava le aggressioni contro i civili filo-russi nel Paese, la comunità internazionale e le organizzazioni umanitarie denunciavano l’intervento militare russo, responsabile di aver alimentato le rivolte violando la sovranità del popolo ucraino.

Ad oggi appare legittimo chiedersi perché tale conflitto generi un così forte eco mediatico ed internazionale. Di fatto, dopo la fine della guerra fredda il mondo risultava diviso in due blocchi contrapposti: il Patto Atlantico e il Patto di Varsavia.

Il primo, firmato il 4 aprile 1949 a Washington, oltre a costituire un’alleanza difensiva stipulata tra Stati Uniti e undici Paesi occidentali è il trattato con cui si è istituita la NATO (Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico), un’organizzazione internazionale per la collaborazione nel settore della difesa.
Il secondo, costituito nel 1955, è un’alleanza militare tra gli stati socialisti del blocco orientale nato in risposta al riarmo e all’entrata nella Nato della Repubblica Federale Tedesca.
Dalla fine della Guerra Fredda, la NATO ha progressivamente accolto alcuni Paesi dell’ex Patto di Varsavia, un tempo Stati satelliti dell’URSS, allungandosi verso est. Da una parte il governo russo reputa che questo avanzamento abbia messo a rischio la propria sicurezza nazionale; dall’altra gli Stati Uniti mirano a limitare l’espansione russa in Europa, difendendo il principio di autodeterminazione delle Nazioni. 

In questo senso l’Ucraina, pur non essendo membro della NATO, rivendica il proprio diritto a poter liberamente creare alleanze con gli Stati Occidentali; diritto che pare dover cedere di fronte alla celata volontà russa di detenere nella propria orbita un ultimo “stato cuscinetto” in difesa del proprio confine occidentale.